LETTERA ENCICLICA
INGRAVESCENTIBUS MALIS
DEL SOMMO PONTEFICE
PIO XI
AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI,
PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI
E AGLI ALTRI ORDINARI LOCALI
CHE HANNO PACE E COMUNIONE
CON LA SEDE APOSTOLICA,
SUL ROSARIO
INGRAVESCENTIBUS MALIS
DEL SOMMO PONTEFICE
PIO XI
AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI,
PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI
E AGLI ALTRI ORDINARI LOCALI
CHE HANNO PACE E COMUNIONE
CON LA SEDE APOSTOLICA,
SUL ROSARIO
Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.
Più volte abbiamo affermato — e di recente abbiamo ripetuto ciò nella Lettera Enciclica Divini Redemptoris [1]
— che ai mali sempre più gravi del nostro tempo non si può dare nessun
rimedio se non col ritorno a Cristo e ai suoi santissimi precetti. Egli
solo infatti « ha parole di vita eterna » [2],
e non possono né gl’individui né la società fare qualcosa che ben
presto e miseramente non abbia a cadere, se lasciano da parte la maestà
di Dio e ripudiano la Sua legge.
Chiunque però
studi con diligenza gli annali della Chiesa Cattolica, facilmente vedrà
congiunto con tutti i fasti del nome cristiano il valido patrocinio
della Vergine Madre di Dio.
Quando infatti gli
errori, diffondendosi per ogni dove, s’accanivano a lacerare la veste
inconsutile della Chiesa e a mettere a soqquadro l’orbe cattolico, a
colei, che « da sola distrusse tutte le eresie del mondo »[3], si rivolsero i nostri padri con animo fiducioso, e la vittoria conquistata da lei fece ritornare tempi più sereni.
E quando l’empia potenza maomettana, confidando in poderose flotte ed
in eserciti agguerriti, minacciava rovina e servaggio ai popoli
d’Europa, allora, per suggerimento del Sommo Pontefice, si implorò
fervorosamente la protezione della celeste Madre; e i nemici furono
sconfitti e le loro navi sommerse.
E come nelle
pubbliche sventure, così nei privati bisogni i fedeli di ogni epoca si
rivolsero supplichevolmente a Maria, perché ella, tanto benigna, venisse
in soccorso, impetrando sollievo e rimedio ai dolori del corpo e
dell’animo. E mai fu indarno atteso il suo potentissimo aiuto da coloro
che lo implorano con pia e fiduciosa preghiera.
Ma anche ai nostri giorni non minori pericoli che nel passato sovrastano la società religiosa e civile.
Infatti, poiché da molti si disprezza e ripudia completamente la
suprema ed eterna autorità di Dio, che comanda e vieta, ne viene di
conseguenza che ne è debilitata la coscienza del dovere cristiano, che
si illanguidisce negli animi la fede o si spegne del tutto, che poi si
smuovono e rovinano le basi stesse dell’umano consorzio.
Da una parte, così, si vedono cittadini intenti in una lotta atroce fra
loro, perché gli uni sono forniti di copiose ricchezze e gli altri
invece devono guadagnare il pane per sé e i loro cari con il duro lavoro
quotidiano.
Anzi in alcune regioni, come tutti
sanno, il male è arrivato a tal punto, che si è voluto distruggere
perfino il diritto privato di proprietà per mettere in comune ogni cosa.
Dall’altra parte poi non mancano uomini che dichiarano di onorare e
esaltare soprattutto la potestà dello Stato e van dicendo che bisogna
assicurare con ogni mezzo l’ordine civile e rinforzare l’autorità, e
pretendono che così si possano totalmente respingere le esecrabili
teorie dei comunisti; però, disprezzando il lume della sapienza
evangelica, si sforzano di far risorgere gli errori dei pagani e il loro
tenore di vita.
A ciò si aggiunga la scaltra e
funestissima setta di coloro che, negatori e odiatori di Dio, si
dichiarano nemici dell’Eterno; si insinuano per ogni dove; screditano e
strappano dagli animi ogni credenza religiosa; conculcano infine ogni
diritto divino ed umano. E mentre gettano lo scherno sulla speranza dei
beni celesti, incitano gli uomini a conseguire con mezzi anche illeciti
una felicità terrestre totalmente menzognera e li spingono pertanto con
audacia temeraria al dissolvimento dell’ordine sociale, suscitando
disordini, cruente ribellioni e perfino la conflagrazione della guerra
civile.
Tuttavia, Venerabili Fratelli, benché mali
così grandi e numerosi incombano e ne siano da temere altri ancor
maggiori per l’avvenire, non bisogna perdersi d’animo, né lasciar
illanguidire la fiduciosa speranza che poggia unicamente in Dio.
Egli che ha fatto sanabili i popoli e le nazioni [4], senza dubbio non lascerà perire coloro che ha redenti con il suo prezioso sangue, né abbandonerà la sua Chiesa.
Ma piuttosto, come abbiamo ricordato in principio, interponiamo presso
Dio la mediazione della Beata Vergine a Lui graditissima, poiché, per
usare le parole di San Bernardo, «così è volontà sua (di Dio), il quale ha voluto che noi avessimo tutto per mezzo di Maria »[5].
Tra le varie suppliche con le quali utilmente ci rivolgiamo alla
Vergine Madre di Dio, il Santo Rosario senza dubbio occupa un posto
speciale e distinto.
Questa preghiera, che alcuni chiamano « Salterio della Vergine » o «Breviario del Vangelo e della vita cristiana », dal Nostro Predecessore di f. m. Leone XIII con questi vigorosi tratti è descritta e raccomandata: «Ben
ammirabile è questa corona intrecciata dalla salutazione angelica, cui
si inframmezza l’orazione domenicale, e si unisce l’obbligo della
meditazione interiore; essa è una maniera eccellente di pregare … ed
utilissima al conseguimento della vita immortale »[6].
E ciò ben si deduce dagli stessi fiori con cui è formato questo mistico
serto. Quali preghiere infatti si possono trovare più adatte e più
sante?
La prima è quella che lo stesso Nostro Divin Redentore pronunciò quando i discepoli Gli domandarono « Insegnaci a pregare »[7];
santissima supplica, che come offre il modo, per quanto a noi è dato,
di rendere gloria a Dio, così considera tutte le necessità del nostro
corpo e della nostra anima. Come può l’Eterno Padre, pregato con le
parole dello stesso suo Figlio, non venirci in aiuto?
L’altra preghiera è la salutazione angelica, che inizia con l’elogio
dell’Arcangelo Gabriele e di Santa Elisabetta, e termina con quella
piissima implorazione con cui chiediamo l’aiuto della Beata Vergine
adesso e nell’ora della nostra morte.
A tali
invocazioni fatte a viva voce si aggiunge la contemplazione dei sacri
misteri, per cui ci sono posti quasi sotto gli occhi i gaudii, i dolori e
i trionfi di Gesù Cristo e della Sua Madre, in modo che riceviamo
sollievo e conforto nei nostri dolori; così che seguendo quegli esempi
santissimi, per gradi di virtù sempre più alti, ascendiamo alla felicità
della patria celeste.
Questa pratica di pietà,
Venerabili Fratelli, mirabilmente diffusa da San Domenico non senza
l’altissimo suggerimento e l’ispirazione della Vergine Madre di Dio, è
senza dubbio facile a tutti, anche agli indotti e alle persone semplici.
Ma quanto si scostano dal cammino della verità
coloro che reputano tale devozione una fastidiosa formula ripetuta con
monotona cantilena, e la rifiutano come buona soltanto per i fanciulli e
per le donnicciuole!
A questo proposito è da
notare che tanto la pietà che l’amore, pur rinnovando tante e tante
volte le stesse parole, non per questo ripetono sempre la stessa cosa,
ma sempre esprimono qualcosa di nuovo, sgorgante dall’intimo sentimento
di carità. Ed inoltre questo modo di pregare ha il profumo della
semplicità evangelica e richiede l’umiltà dello spirito; sprezzata la
quale, come il Divin Redentore insegna, ci è impossibile l’acquisto del
regno celeste: «Vi dico, in verità, che se non vi farete piccoli come i fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli »[8].
Tuttavia, se il nostro secolo nella sua superbia irride e rifiuta il
Rosario Mariano, una innumerevole moltitudine di uomini santi di ogni
età, di ogni condizione, lo hanno sempre avuto carissimo, lo hanno
recitato con grande devozione, e in ogni momento lo hanno usato come
arma potentissima per fugare i demoni, per conservare integra la vita,
per acquistare più facilmente la virtù; in una parola, per il
conseguimento della vera pace agli uomini. Né mancarono uomini insigni
per dottrina e per sapienza che, sebbene intensamente occupati nello
studio e nelle ricerche scientifiche, neppure per un giorno hanno
tralasciato di pregare in ginocchio e fervorosamente, dinanzi
all’immagine della Vergine, in questa piissima forma. Così pure si
fecero eguale dovere re e prìncipi, quantunque pressati dalle
occupazioni e dagli affari più urgenti. Questa mistica corona, dunque,
si trova e scorre non solo nelle mani della povera gente, ma è onorata
anche da cittadini di ogni ordine sociale.
E non
vogliamo qui passare sotto silenzio che la stessa Vergine Santissima
anche ai nostri tempi ha intensamente raccomandato questa maniera di
pregare, quando apparve e ne insegnò con l’esempio la recita
all’innocente fanciulla nella grotta di Lourdes. Perché mai allora noi
non spereremo ogni grazia, se con le dovute disposizioni e santamente
supplicheremo in tal modo la Madre celeste?
Assai
vivamente desideriamo pertanto, Venerabili Fratelli, che in modo
speciale nel prossimo mese di ottobre il Santo Rosario sia recitato con
cresciuta devozione tanto nelle chiese, che nelle case private. E tanto
più quest’anno si deve far ciò, affinché i nemici del nome divino, cioè
quanti sono insorti a rinnegare e a vilipendere l’eterno Iddio, a
tendere insidie alla fede cattolica e alla libertà dovuta alla Chiesa, a
ribellarsi infine con sforzi insani contro i diritti divini ed umani,
per mandare in rovina e perdizione l’umano consorzio, mediante
l’efficace ricorso alla Vergine Madre di Dio, siano finalmente piegati e
indotti a penitenza e ritornino sul retto sentiero, affidandosi alla
tutela e alla protezione di Maria.
La Vergine
Santa, che un giorno fugò vittoriosa dai paesi cristiani la terribile
setta degli Albigesi, ora, da noi supplichevolmente invocata, storni i
nuovi errori, quelli specialmente del comunismo, i quali fanno pensare per molti motivi e per molti misfatti a quelli antichi.
E come nei tempi delle crociate per tutta l’Europa si elevava un’unica
voce dai popoli, un’unica supplica, così oggi in tutto il mondo, nelle
città e nei paesi anche più piccoli, uniti d’animo e di forze, con
filiale e costante insistenza si cerchi di ottenere dalla gran Madre di
Dio che siano sconfitti i nemici della civiltà cristiana ed umana, e di
fare risplendere in tal modo agli uomini stanchi e smarriti la vera
pace.
Se quindi tutti così faranno con le debite
disposizioni, con grande fiducia e con fervorosa pietà, è proprio da
sperare che come per il passato così ai nostri giorni la Beata Vergine
impetrerà dal Suo Divin Figlio che i flutti delle attuali tempeste siano
contenuti e sedati, e che una brillante vittoria coroni questa nobile
gare dei cristiani in preghiera. Il Rosario Mariano inoltre non soltanto
serve sommamente a vincere i nemici di Dio e della Religione, ma è
pure uno stimolo e uno sprone alla pratica delle virtù evangeliche che
esso insinua e coltiva negli animi nostri. Nutre anzitutto la fede
cattolica, la quale rifiorisce appunto con l’opportuna meditazione dei
sacri misteri, ed eleva le menti alle verità rivelateci da Dio. E ognuno
può comprendere quanto esso sia salutare, specialmente ai nostri tempi,
in cui talvolta perfino tra i fedeli vi è un certo fastidio delle cose
dello spirito e viene a noia la dottrina cristiana.
Ravviva poi la speranza dei beni immortali, mentre il trionfo di Gesù
Cristo e della sua Madre, da noi meditato nell’ultima parte del Rosario,
ci mostra il cielo aperto e ci invita alla conquista della patria
eterna. Così, mentre nel cuore dei mortali è penetrata una brama
sfrenata delle cose della terra, e sempre più ardentemente gli uomini
agognano le ricchezze caduche e i piaceri effimeri, tutti sentono un
utile richiamo ai tesori celesti, « dove ladro non entra, né tignola può rodere »[9], ed ai beni che mai periranno.
E la carità, che si è illanguidita e raffreddata in molti, come non si
riaccenderà a ricambio d’amore nell’animo di coloro i quali ricorderanno
con cuore piangente le torture o la morte del nostro Redentore e le
afflizioni della sua Madre addolorata? Da questa carità verso Dio non
può non scaturire necessariamente un più intenso amore del prossimo,
solo che si fermi il pensiero sulle fatiche e sui dolori che il Signor
nostro patì per reintegrare nella perduta eredità tutti i figli di Dio.
Vi stia a cuore dunque, Venerabili Fratelli, che questa pratica tanto
fruttuosa sia sempre più diffusa, sia da tutti altamente stimata ed
aumenti la comune pietà. Per opera vostra e per quella dei sacerdoti,
che vi aiutano nella cura delle anime, siano predicate e ripetute ai
fedeli di ogni classe sociale le sue lodi e i suoi vantaggi. Da essa i
giovani attingano nuove energie con cui domare gli insorgenti stimoli
del male e conservare intatto o intemerato il candore dell’animo; in
essa pure i vecchi ritrovino, nelle loro trepide ansie, riposo,
sollievo, pace. A coloro poi che si dedicano all’Azione Cattolica sia
sprone che li spinga ad una più fervida ed alacre opera d’apostolato; e a
tutti quelli che in ogni maniera soffrono, particolarmente ai morenti,
porti conforto ed aumenti la speranza della felicità eterna.
E i padri e le madri di famiglia in particolare, anche in questo, siano
di esempio ai loro figli; specialmente quando, al tramonto del giorno,
si raccolgono dopo le fatiche della giornata, tra le pareti domestiche,
recitando loro per primi, a ginocchia piegate dinanzi all’immagine della
Vergine, il Santo Rosario, insieme fondendo la voce, la fede, il
sentimento. Usanza, questa, bellissima e salutare, da cui certo non può
non derivare al consorzio domestico serena tranquillità e abbondanza di
doni celesti. Perciò quando assai di frequente Ci capita di ricevere in
udienza i novelli sposi e di rivolgere loro una paterna parola, mentre
diamo ad essi la corona del Rosario, lo raccomandiamo loro grandemente, e
assai li esortiamo, adducendo perfino il Nostro esempio a non lasciar
passare neppure un giorno, nonostante siano oppressi da tante cure e
fatiche. Per tali motivi, Venerabili Fratelli, abbiamo pensato di
esortare voi vivamente e, per mezzo vostro, tutti i fedeli a questa pia
pratica; né dubitiamo che voi dando ascolto, con la corrispondenza a voi
solita, al Nostro paterno invito, abbiate a riportare frutti ubertosi. E
ad indirizzarvi questa Nostra Enciclica un altro motivo Ci spinge.
Vogliamo cioè che quanti Ci sono figli in Gesù Cristo si uniscano a Noi
per rendere grazie alla eccelsa Genitrice di Dio per una migliore salute
da Noi felicemente ricuperata. Questa grazia, come abbiamo già avuto
occasione di scrivere [10],
Noi attribuiamo alla speciale intercessione della Vergine di Lisieux,
Santa Teresa del Bambin Gesù; ma sappiamo però che a Noi tutto viene
concesso dal Sommo e Onnipotente Iddio per le mani della Madonna.
E da ultimo, siccome testé è stata lanciata sulla pubblica stampa con
temeraria insolenza una gravissima ingiuria alla Beatissima Vergine, non
possiamo fare a meno di profittare di questa occasione per offrire,
insieme all’Episcopato e al popolo di quella Nazione che venera Maria
quale « Regina del Regno di Polonia », con l’ossequio pure della
nostra pietà, la dovuta riparazione alla medesima augusta Regina, e per
denunziare al mondo intero come cosa dolorosa e indegna questo
sacrilegio commesso impunemente presso un popolo civile.
Frattanto di gran cuore impartiamo a Voi, Venerabili Fratelli, e al
gregge affidato alle cure di ciascuno di Voi, l’Apostolica Benedizione
in auspicio delle celesti grazie e in pegno della Nostra paterna
benevolenza.
Dato a Castel Gandolfo, presso
Roma, il 29 settembre, festa della dedicazione di San Michele Arcangelo,
nell’anno 1937, decimosesto del Nostro Pontificato.
PIUS PP. XI
© Copyright - Libreria Editrice Vaticana
Nenhum comentário:
Postar um comentário