LETTERA ENCICLICA
RAPPRESENTANTI IN TERRA*
AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI
PRIMATI ARCIVESCOVI VESCOVI
E AGLI ALTRI ORDINARI
AVENTI CON L’APOSTOLICA SEDE
PACE E COMUNIONE:
SULL'EDUCAZIONE CRISTIANA DEI GIOVANI.
PIO PP. XI
VENERABILI FRATELLI
SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE
RAPPRESENTANTI IN TERRA*
AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI
PRIMATI ARCIVESCOVI VESCOVI
E AGLI ALTRI ORDINARI
AVENTI CON L’APOSTOLICA SEDE
PACE E COMUNIONE:
SULL'EDUCAZIONE CRISTIANA DEI GIOVANI.
PIO PP. XI
VENERABILI FRATELLI
SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE
Introduzione
Rappresentanti in terra di quel
Divino Maestro, il quale, pure abbracciando nella immensità del suo amore gli
uomini tutti, anche peccatori e indegni, mostrò tuttavia di prediligere con una
tenerezza specialissima i fanciulli e si espresse in quelle parole tanto
commoventi: «lasciate che i pargoli vengano a me» [1],
abbiamo anche Noi in tutte le occasioni cercato di mostrare la predilezione
tutta paterna che loro portiamo, particolarmente nelle cure assidue e
negl'insegnamenti opportuni che toccano l'educazione cristiana della gioventù.
Motivi di
trattare dell'Educazione cristiana.
Cosi facendoci eco del Divino
Maestro, abbiamo rivolto la parola salutare, ora dell'ammonimento, ora
dell'esortazione, ora della direzione, e ai giovani e agli educatori, e ai
padri e alle madri di famiglia, su varii punti dell'educazione cristiana, con
quella sollecitudine che si conviene al Padre comune di tutti i fedeli, e con
quella insistenza opportuna ed importuna, che spetta all'ufficio pastorale,
inculcata dall'Apostolo: «Insisti a tempo opportuno e anche non opportuno: riprendi,
esorta, sgrida, con grande pazienza e dottrina» [2], richiesta
dai tempi nostri, nei quali purtroppo si deplora una si grande mancanza di
chiari e sani principi, anche circa i problemi più fondamentali.
Ma la stessa accennata condizione
generale dei tempi, l'attuale vario agitarsi del problema scolastico e
pedagogico nei varii paesi e il conseguente desiderio manifestatoci con filiale
confidenza da molti di voi e dei vostri fedeli, Venerabili Fratelli, e
l'affetto Nostro tanto intenso, come dicemmo, verso la gioventù, Ci muovono a
tornare più di proposito sull'argomento, se non per trattarlo in tutta la sua
quasi inesauribile ampiezza di dottrina e di pratica, almeno per riassumerne i
principi supremi, metterne in piena luce le precipue conclusioni e additarne le
pratiche applicazioni.
Sia questo il ricordo, che del Nostro
giubileo sacerdotale, con intenzione ed affetto tutto particolare, dedichiamo
alla cara gioventù e raccomandiamo a quanti hanno missione e dovere di
occuparsi della sua educazione.
In verità, non mai come ai tempi
presenti si è ragionato tanto di educazione; onde si moltiplicano i maestri di
nuove teorie pedagogiche, si escogitano, si propongono e discutono metodi e
mezzi, non solo a facilitare, ma a creare una educazione nuova di infallibile
efficacia, la quale valga a formare le nuove generazioni per l'agognata
felicità su questa terra.
Gli è che gli uomini, da Dio
creati a sua immagine e somiglianza, ed a Lui, perfezione infinita, destinati,
come avvertono, oggi più che mai nell'abbondanza del progresso materiale
odierno, l'insufficienza dei beni terrestri per la vera felicità degli
individui e dei popoli, così sentono più vivo in sè lo stimolo verso una
perfezione più alta, inserito nella loro stessa natura ragionevole dal
Creatore, e vogliono conseguirla principalmente con l'educazione. Se non che,
molti di essi, quasi insistendo di soverchio nel senso etimologico della
parola, pretendono estrarla dalla medesima natura umana ed attuarla con le sole
sue forze. Onde in ciò errano facilmente, giacchè, invece di dirigere la mira a
Dio, primo principio e ultimo fine di tutto l'universo, si ripiegano e
giacciono su sè stessi, attaccandosi esclusivamente alle cose terrestri e
temporanee; sicchè continua ed incessante sarà la loro agitazione fino a quando
non rivolgano gli occhi e l'opera all'unica mèta della perfezione, Dio, secondo
la profonda sentenza di S. Agostino: «Ci creasti, o Signore, per Te, e inquieto
è il cuor nostro fintantochè in Te non si riposi» [3].
Essenza, importanza ed
eccellenza dell'Educazione cristiana.
Egli è dunque di suprema importanza non errare nell'educazione, come il
non errare nella direzione verso il fine ultimo, con il quale è intimamente e
necessariamente connessa tutta l'opera dell'educazione. Infatti, poichè
l'educazione consiste essenzialmente nella formazione dell'uomo, quale egli
deve essere e come deve comportarsi in questa vita terrena per conseguire il
fine sublime pel quale fu creato, è chiaro che, come non può darsi vera
educazione che non sia tutta ordinata al fine ultimo, così, nell'ordine
presente di Provvidenza, dopo cioè che Dio ci si è rivelato nel Figlio suo
Unigenito, che solo è «via e verità e vita», non può darsi adeguata e perfetta
educazione se non l'educazione cristiana.
Onde si fa manifesta l'importanza suprema, della educazione cristiana,
non soltanto per i singoli individui, ma e per le famiglie e per tutta quanta
la umana convivenza, giacchè la perfezione di questa non può non risultare
dalla perfezione degli elementi che la compongono. E similmente, dai principi
accennati si fa chiara e manifesta l'eccellenza, si può ben dire insuperabile,
dell'opera dell'educazione cristiana, come quella che mira, in ultima analisi,
ad assicurare il Sommo Bene, Dio, alle anime degli éducandi, ed il massimo di
benessere, possibile in questa terra, all'umana convivenza. E ciò nel modo più
efficace che sia possibile da parte dell'uomo, nel cooperare cioè con Dio al
perfezionamento degli individui e della società, in quanto la educazione
imprime agli animi la prima, ]a più potente e la più duratura direzione nella
vita, secondo la notissima: sentenza del Savio: «Il giovinetto, secondo la via
che ha presa, anche quando sarà invecchiato non se ne scosterà» [4]. Diceva
perciò con ragione S. Giovanni Crisostomo: «Che v'ha di più grande se non
governare gli animi, se non formare i costumi dei giovinetti» [5].
Ma non vi ha parola che ci riveli
la grandezza, la bellezza ed eccellenza soprannaturale dell'opera
dell'educazione cristiana, quanto la sublime espressione d'amore onde Gesù
Signor Nostro, identificandosi con i fanciulli, dichiara: «Chi avrà ricevuto
uno di questi piccoli in nome mio, riceve me» [6].
Partizione
della trattazione
Pertanto, per non errare in
quest'opera di somma importanza, e per condurla nel modo migliore che sia
possibile, con l'aiuto della grazia divina, è necessario avere l'idea chiara ed
esatta dell'educazione cristiana nelle sue ragioni essenziali, e cioè: a chi
spetta la missione di educare, quale è il soggetto dell'educazione, quali le
circostanze necessarie dell'ambiente, quale è il fine e la forma propria
dell'educazione cristiana, secondo l'ordine stabilito da Dio nell'economia
della sua Provvidenza.
A chi
appartiene l'Educazione.
L'educazione è opera
necessariamente sociale, non solitaria. Ora tre sono le società necessarie,
distinte e pur armonicamente congiunte da Dio, in seno alle quali nasce l'uomo:
due società di ordine naturale, quali sono la famiglia e la società civile; la
terza, la Chiesa, di ordine soprannaturale. Dapprima la famiglia, istituita
immediatamente da Dio al fine suo proprio, che è la procreazione ed educazione
della prole, la quale perciò ha priorità di natura, e quindi una priorità di
diritti, rispetto alla società civile. Nondimeno, la famiglia è società
imperfetta, perchè non ha in sè tutti i mezzi per il proprio perfezionamento;
laddove la società civile è società perfetta, avendo in sè tutti i mezzi al
fine proprio, che è il bene comune temporale, onde, per questo rispetto, cioè
in ordine al bene comune, essa ha preminenza sulla famiglia, la quale raggiunge
appunto nella società civile la sua conveniente perfezione temporale. La terza
società, nella quale nasce l'uomo, mediante il Battesimo, alla vita divina
della Grazia, è la Chiesa, società di ordine soprannaturale e universale,
società perfetta, perchè ha in sè tutti i mezzi al suo fine, che è la salvezza
eterna degli uomini, e pertanto suprema nel suo ordine.
Per conseguenza, l'educazione, la
quale riguarda tutto l'uomo, individualmente e socialmente, nell'ordine della
natura e in quello della grazia, appartiene a tutte e tre queste società
necessarie, in misura proporzionata, corrispondente, secondo il presente ordine
di provvidenza stabilito da Dio, alla coordinazione dei loro rispettivi fini.
In
ispecie: Alla Chiesa.
E dapprima, essa appartiene in
modo sopraeminente alla Chiesa, per due titoli di ordine soprannaturale, da Dio
stesso a Lei esclusivamente conferiti, e perciò assolutamente superiori a
qualsiasi altro titolo di ordine naturale.
In modo
sopraeminente.
Il primo sta nella espressa
missione ed autorità suprema di magistero, datale dal suo Divino Fondatore:
«Ogni potere è stato dato a me in cielo e in terra. Andate dunque, ammaestrate
tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figliuolo e dello
Spirito Santo: insegnando loro ad osservare tutto quanto v'ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo» [7]. Al quale Magistero è stata da Cristo conferita l'infallibilità in una
col mandato d'insegnare la sua dottrina; onde la Chiesa «fu costituita dal
Divino suo Autore colonna e fondamento della verità, affinchè insegni agli
uomini la fede divina, e ne custodisca integro e inviolato il deposito
affidatole, e diriga ed informi gli uomini e le loro consociazioni ed azioni ad
onestà di costumi ed integrità di vita, a norma della dottrina rivelata» [8].
Maternità soprannaturale.
Il secondo titolo è la Maternità soprannaturale onde la Chiesa, Sposa immacolata
di Cristo, .genera, nutre ed educa le anime nella vita divina della grazia, con
i suoi Sacramenti e il suo insegnamento. Perciò a buon diritto afferma S.
Agostino: «Non avrà Dio per padre, chi avrà rifiutato di avere la Chiesa per
madre» [9].
Pertanto, nell'obietto proprio
della sua missione educativa, cioè: «nella fede e nella istituzione dei
costumi, Dio stesso ha fatto la Chiesa partecipe del divino magistero, e, per
beneficio divino, immune da errore; ond'è degli uomini maestra suprema e
sicurissima, e le è insito inviolabile diritto a libertà di magistero» [10]. E
per necessaria conseguenza, la Chiesa è indipendente da qualsiasi potestà
terrena, come nell'origine così nell'esercizio della sua missione educativa,
non solo rispetto al suo obietto proprio, ma anche rispetto ai mezzi necessari
e convenienti per adempirla. Quindi, rispetto ad ogni altra disciplina ed
insegnamento umano, che in sè considerato è patrimonio di tutti, individui e
società, la Chiesa ha diritto indipendente di usarne e principalmente di
giudicarne in quanto possa essere giovevole o contrario all'educazione
cristiana. E ciò, sia perchè la Chiesa, come società perfetta, ha diritto
indipendente sui mezzi al suo fine, sia perchè ogni insegnamento, al pari di
ogni azione umana, ha necessaria relazione di dipendenza dal fine ultimo
dell'uomo, e però non può sottrarsi alle norme della legge divina, di cui è custode,
interprete e maestra infallibile la Chiesa.
Il che, con perspicua sentenza, dichiara Pio X di s. m.: «Qualunque cosa faccia il cristiano, anche nell'ordine delle
cose terrene, non gli è lecito di trascurare i beni soprannaturali, chè anzi
deve secondo gli insegnamenti della cristiana sapienza dirigere tutte quante le
cose al bene supremo come ad ultimo fine: tutte le sue azioni inoltre, in
quanto sono buone o cattive in ordine ai costumi, ossia in quanto convengono o
meno col diritto naturale e divino, sotto stanno al giudizio e alla
giurisdizione della Chiesa»[11].
Ed è degno di nota come abbia saputo bene intendere ed esprimere questa
dottrina cattolica fondamentale un laico, mirabile scrittore quanto profondo e
coscienzioso pensatore: «La Chiesa non dice che la morale appartenga puramente
(nel senso d'esclusivamente) a lei; ma che appartiene a lei totalmente. Non ha
mai preteso che, fuori del suo grembo, e senza il suo insegnamento, l'uomo non
possa conoscere alcuna verità morale: ha anzi riprovata quest'opinione più
d'una volta, perchè è comparsa in più d'una forma. Dice bensì, come ha detto e
dirà sempre, che, per l'istituzione che ha avuta da Gesù Cristo, e per lo
Spirito Santo mandatole in suo nome dal Padre, essa sola possiede
originariamente e inammissibilmente l'intera verità morale (omnem veritatem)
nella quale tutte le verità particolari della morale sono comprese, tanto
quelle che l'uomo può arrivare a conoscere col semplice mezzo della ragione,
quanto quelle che fanno parte della rivelazione, o che si possono dedurre da
questa» [12].
Estensione dei diritti
della Chiesa.
Adunque, di pieno diritto, la Chiesa promuove le lettere, le scienze e
le arti, in quanto necessarie o giovevoli all'educazione cristiana, oltre che a
tutta la sua opera per la salvezza delle anime, anche fondando e mantenendo
scuole ed istituzioni proprie in ogni disciplina e in ogni grado di cultura [13]. Nè è da stimarsi. aliena dal suo magistero materno la stessa
educazione fisica, come la chiamano, appunto perchè anch'essa ha ragione di
mezzo che può giovare o nuocere all'educazione cristiana.
E quest'opera della Chiesa in ogni genere di cultura, come è d'immenso
giovamento alle famiglie e alle nazioni che senza Cristo si perdono, come
giustamente riflette S. Ilario: «Cosa v'ha di più pericoloso per il mondo che
non accogliere Cristo!» [14], così non reca il minimo inconveniente agli ordinamenti civili, perchè
la Chiesa, nella sua prudenza materna, e non si oppone a che le sue scuole ed
istituzioni educative per i laici si uniformino, in ciascuna nazione, alle
legittime disposizioni dell'autorità. civile, ed è in ogni modo pronta ad
accordarsi con questa, e a provvedere di comune intesa, dove sorgessero
difficoltà.
Inoltre, è diritto inalienabile della Chiesa, e insieme suo dovere
indispensabile, vigilare tutta l'educazione dei suoi figli, i fedeli, in
qualsiasi istituzione, pubblica o privata, non soltanto rispetto
all'insegnamento religioso ivi impartito, ma per ogni altra disciplina e per
ogni ordinamento, in quanto abbiano relazione con la religione e la morale [15].
Nè l'esercizio di questo diritto potrà. stimarsi ingerenza indebita, ma
preziosa provvidenza materna della Chiesa, nel tutelare i suoi figli dai gravi
pericoli di ogni veleno dottrinale e morale. Ed anche questa vigilanza della
Chiesa, come non può creare nessun vero inconveniente, così non può non recare
efficace giovamento all' ordine e al benessere delle famiglie e della società
civile, tenendo lontano dalla gioventù quel veleno morale, che in questa età
inesperta e mobile suole avere più facile presa e più rapida estensione nella
pratica. Giacchè, senza la retta istituzione religiosa e morale — come
sapientemente avverte Leone XIII — «malsana sarà, ogni coltura degli animi: i giovinetti non abituati al
rispetto di Dio non potranno sopportare alcuna disciplina di onesto vivere, e
usi a non negare mai niente alle loro cupidigie, facilmente saranno indotti a
sconvolgere gli Stati» [16].
Quanto all'estensione della missione educativa della Chiesa, essa si
allarga su tutte le genti senza limitazione, secondo il mandato di Cristo:
«Ammaestrate tutte le genti» [17]; nè vi ha potestà terrena che possa legittimamente contrastarla o
impedirla. E
dapprima si estende su tutti i fedeli, dei quali essa ha sollecita cura come
tenerissima Madre. E perciò per essi ha in tutti i secoli creato e promosso una
moltitudine ingente di scuole ed istituzioni in ogni ramo di sapere; poichè —
come dicemmo in una recente occasione — «fino in quel lontano medioevo, nel
quale erano così numerosi (qualcuno ha voluto dire fin troppo numerosi) i
monasteri, i conventi, le chiese, le collegiate, i capitoli cattedrali e non
cattedrali, presso ognuna di queste istituzioni era un focolare scolastico, un
focolare di istruzione e di educazione cristiana: Ed a tutto ciò bisogna
aggiungere le Università tutte, Università sparse in ogni paese e sempre per
iniziativa e sotto la guardia della Santa Sede e della Chiesa. Quello
spettacolo magnifico che ora vediamo meglio, perchè è più vicino a noi e in
condizioni più grandiose, come portano le condizioni del secolo, fu lo
spettacolo di tutti i tempi; e coloro che studiano e confrontano gli
avvenimenti restano meravigliati di quello che la Chiesa ha saputo fare in
questo ordine di cose, meravigliati del modo col quale la Chiesa ha saputo
corrispondere a quella missione che Iddio le affidava di educare le generazioni
umane alla vita cristiana, e raggiungere tanti magnifici frutti e risultati. Ma
se desta meraviglia che la Chiesa in ogni tempo abbia saputo raccogliere intorno
a sè centinaia e migliaia e milioni di allievi della sua missione educatrice,
non minore è quella che ci deve colpire, quando si riflette a quello che ha
saputo fare non solo nel campo della educazione, ma anche in quello della
istruzione vera e propria. Poichè, se tanti tesori di cultura, di civiltà, di
letteratura si sono potuti conservare, si debbono a quell'atteggiamento per il
quale la Chiesa, anche nei più lontani e barbari tempi, ha saputo far brillare
tanta luce nel campo delle lettere, della filosofia, dell'arte e
particolarmente dell'architettura» [18].
E tanto ha potuto e saputo fare
la Chiesa, perchè la sua missione educativa si estende anche ai non fedeli,
essendo tutti gli uomini chiamati ad entrare nel Regno di Dio ed a conseguire
l'eterna salvezza. Come ai nostri giorni, in
cui le sue Missioni spargono a migliaia le scuole in tutte le regioni e paesi
non ancora cristiani, dalle due rive del Gange al fiume Giallo e alle grandi
isole ed arcipelaghi dell'Oceano, dal Continente nero alla Terra del fuoco e
alla gelida Alaska, così in tutti i tempi la Chiesa con i suoi Missionari ha
educato alla vita cristiana e alla civiltà le diverse genti che ora
costituiscono le nazioni cristiane del mondo civile.
Laonde resta con evidenza assodato, come di diritto, e ancora di fatto,
appartenga in modo sopraeminente alla Chiesa la missione educativa, e come ad
ogni intelletto scevro di pregiudizi non sia concepibile alcun motivo
ragionevole di contrastare o impedire alla Chiesa quella stessa opera, della
quale ora il mondo gode i benefici frutti.
Armonia dei diritti della
Chiesa con quella della Famiglia e dello Stato.
Molto più che con tale sopraeminenza della Chiesa, non solo diritti
della Chiesa con quella della Fa- non sono in opposizione, ma sono anzi in
perfetta armonia, i diritti, e della famiglia, e dello Stato, e anche i diritti
dei singoli individui rispetto alla giusta libertà della scienza, dei metodi
scientifici e di ogni cultura profana in generale. Giacchè, per indicare subito
la ragione fondamentale di siffatta armonia, l'ordine soprannaturale, al quale
appartengono i diritti della Chiesa, non solo non distrugge nè menoma l'ordine
naturale, al quale appartengono gli altri diritti menzionati, ma anzi lo eleva
e lo perfeziona, ed ambedue gli ordini si prestano mutuo aiuto e quasi complemento
rispettivamente proporzionato alla natura e dignità di ciascuno, appunto perchè
entrambi procedono da Dio, il quale non si può contraddire: «Le opere di Dio
sono perfette, tutte le sue vie son giustizia» [19].
Il che si vedrà più chiaramente, considerando, a parte e più da presso,
la missione educativa della famiglia e dello Stato.
Alla Famiglia.
E per primo, con la missione educativa della Chiesa concorda
mirabilmente la missione educativa della famiglia, poichè entrambe procedono da
Dio, in modo assai somigliante. In fatti alla famiglia, nell'ordine naturale,
Iddio comunica immediatamente la fecondità, principio di vita e quindi
principio di educazione alla vita, insieme con l'autorità, principio di ordine.
Diritto anteriore a
quello dello Stato.
Dice l'Angelico Dottore, con la sua consueta nitidezza di pensiero e
precisione di stile: «Il padre carnale partecipa in modo particolare la ragione
di principio, la quale in modo universale si trova in Dio... Il padre è
principio e della generazione e dell'educazione e della disciplina, e di tutto
ciò che si riferisce al perfezionamento della vita umana» [20].
La famiglia ha dunque immediatamente dal Creatore la missione e quindi
il diritto di educare la prole, diritto inalienabile perchè inseparabilmente
congiunto con lo stretto obbligo, diritto anteriore a qualsiasi diritto della
società civile e dello Stato, e quindi inviolabile da parte di ogni potestà
terrena.
Diritto inviolabile, ma
non dispotico.
Quanto alla inviolabilità di questo diritto, ne dà ragione l'Angelico:
«Il figlio infatti naturalmente è qualche cosa del padre... onde è di diritto
naturale che il figlio, avanti l'uso di ragione, sia sotto la cura del padre.
Sarebbe pertanto andar contro la giustizia naturale, se il fanciullo avanti
l'uso di ragione fosse sottratto alla cura dei genitori, o di lui in qualche
modo si disponesse contro la volontà dei genitori» [21]. E poichè l'obbligo della cura dei parenti continua sino a quando la prole
sia in grado di provvedere a se stessa, perdura anche il medesimo inviolabile
diritto educativo dei genitori. «Poichè la natura non intende soltanto la
generazione della prole, ma anche il suo svilupparsi e progredire fino al
perfetto stato dell'uomo in quanto è uomo, cioè lo stato di virtù», dice il
medesimo Angelico Dottore [22].
Pertanto la sapienza giuridica della Chiesa così si esprime in questo
argomento, con precisione e chiarezza comprensiva, nel Codice di Diritto
Canonico nel Can. 1113: «I genitori sono gravemente obbligati a curare a tutto
potere l'educazione sia religiosa e morale che fisica e civile della prole, e
della prole stessa provvedere anche al bene temporale» [23].
Su questo punto è talmente concorde il senso comune del genere umano, da
mettersi in aperta contraddizione con esso quanti osassero sostenere che la
prole, prima che alla famiglia, appartenga allo Stato, e che lo Stato abbia
sulla educazione diritto assoluto. Insussistente è poi la ragione, che costoro
adducono, l'uomo nascere cittadino e perciò appartenere primariamente
allo Stato, non riflettendo, che, prima di essere cittadino, l'uomo deve esistere,
e l'esistenza non l'ha dallo Stato, ma dai parenti; come sapientemente dichiara
Leone XIII: «I figli sono qualche cosa del padre, e della persona paterna come
un'estensione: e se vogliamo parlare con esattezza, non essi per se medesimi,
ma attraverso la comunità domestica, nella quale sono stati generati, entrano a
far parte della civile società» [24]. Pertanto: «La patria potestà è di tale natura che non può essere nè
soppressa nè assorbita dallo Stato, perchè ha il medesimo comune principio con
la vita stessa dell'umanità» [25], dice nella medesima Enciclica Leone XIII. Dal che però non segue che il diritto educativo dei genitori sia
assoluto o dispotico, poichè è inseparabilmente subordinato al fine ultimo e
alla legge naturale e divina, come dichiara lo stesso Leone XIII, nell'altra sua memorabile enciclica «dei principali doveri di
cittadini cristiani», dove così espone in compendio la somma dei diritti e
doveri dei parenti: «Da natura i genitori hanno il diritto della formazione dei
figli, con questo dovere in più, che e l'educazione e l'istruzione del
fanciullo s'accordi col fine in grazia del quale, per beneficio di Dio, hanno
avuto la prole. Debbono
pertanto i genitori sforzarsi ed energicamente insistere per impedire in questa
materia ogni attentato, e in modo assoluto assicurare che a loro rimanga il
potere di educare come si deve cristianamente i figli, e massimamente di
negarli a quelle scuole nelle quali v'è pericolo che bevano il tristo veleno
dell'empietà» [26].
Si ponga poi mente che l'obbligo
educativo della famiglia comprende non soltanto l'educazione religiosa e
morale, ma altresì la fisica e la civile [27],
principalmente in quanto hanno relazione con la religione e la morale.
Riconosciuto
dalla Giurisprudenza civile.
Tale diritto incontrastabile
della famiglia è stato varie volte riconosciuto giuridicamente presso nazioni
nelle quali si ha cura di rispettare il diritto naturale negli ordinamenti
civili. Così, per citare un esempio, tra i più recenti, la Corte Suprema della
Repubblica Federale degli Stati Uniti dell'America settentrionale, nella
decisione di una importantissima controversia, dichiarò: «non competere allo
Stato nessuna potestà generale di stabilire un tipo uniforme di educazione per la
gioventù, costringendola a ricevere l'istruzione soltanto dalle scuole
pubbliche», soggiungendone la ragione di diritto naturale: «Il fanciullo non è
una mera creatura dello Stato; quelli che lo allevano e lo dirigono hanno il
diritto, congiunto con l'alto dovere, di educarlo e prepararlo all'adempimento
dei suoi doveri» [28].
Tutelato
dalla Chiesa
La storia è testimone, come,
segnatamente nei tempi moderni, si sia data e si dia da parte dello Stato
violazione dei diritti conferiti dal Creatore alla famiglia, laddove essa
dimostra splendidamente come la Chiesa li ha sempre tutelati e difesi; e la
miglior prova di fatto sta nella fiducia speciale delle famiglie verso le
scuole della Chiesa, come scrivemmo nella recente Nostra lettera al Card.
Segretario di Stato: «La famiglia si è subito accorta che è così, e dai primi
giorni del Cristianesimo fino ai giorni nostri, padri e madri, anche se poco o
nulla credenti, mandano e portano a milioni i loro figli agli istituti
educativi fondati e diretti dalla Chiesa» [29].
Gli è che l'istinto paterno, che viene da Dio, si orienta con fiducia
verso la Chiesa, sicuro di trovarvi la tutela dei diritti della famiglia,
insomma quella concordia che Dio ha posto nell'ordine delle cose. La Chiesa, in
fatti, quantunque, conscia com'è della sua divina missione universale e
dell'obbligo che tutti gli uomini hanno di seguire l'unica vera religione, non
si stanca di rivendicare a sè il diritto e di ricordare ai genitori il dovere
di far battezzare ed educare cristianamente i figli di parenti cattolici: è
però tanto gelosa della inviolabilità del diritto naturale educativo della
famiglia, che non consente, se non sotto determinate condizioni e cautele, di
battezzare i figli degli infedeli, o comunque disporre della loro educazione,
contro la volontà dei genitori, sino a quando i figli non si possano
determinare da sè abbracciando liberamente la Fede [30].
Abbiamo pertanto, come rilevammo nel citato nostro discorso, due fatti
di altissima importanza: «la Chiesa che mette a disposizione delle famiglie il
suo ufficio di maestra e di educatrice, le famiglie che corrono a profittarne e
danno alla Chiesa a centinaia, a migliaia i loro figli, e questi due fatti
richiamano e proclamano una grande verità, importantissima nell'ordine morale e
sociale. Essi dicono che la missione dell' educazione spetta innanzi tutto,
sopratutto, in primo luogo alla Chiesa e alla Famiglia, spetta a loro per
diritto naturale e divino e perciò in modo inderogabile, ineluttabile,
insurrogabile» [31].
Allo Stato
Da tale primato della missione educativa della Chiesa e della famiglia
siccome grandissimi vantaggi, come abbiamo veduto, provengono a tutta la
società. cosi nessun danno può venire ai veri e propri diritti dello Stato
rispetto all'educazione dei cittadini secondo l'ordine da Dio stabilito.
In ordine al bene comune
Questi diritti sono partecipati alla società civile dall'autore stesso
della natura, non per titolo di paternità, come alla Chiesa e alla famiglia. ma
bensì per l'autorità che ad essa compete per il promovimento del bene comune
temporale che è appunto il fine suo proprio. Per conseguenza, l'educazione non
può appartenere alla società civile nel medesimo modo, in cui appartiene alla
Chiesa e alla famiglia, ma in modo diverso corrispondente al suo fine proprio.
Due funzioni
Ora, questo fine, il bene comune
di ordine temporale, consiste nella pace e sicurezza, onde le famiglie e i
singoli cittadini godano nell'esercizio dei loro diritti, e insieme nel maggior
benessere spirituale e materiale che sia possibile nella vita presente,
mediante l'unione e il coordinamento della opera di tutti. Doppia è dunque la
funzione dell'autorità civile, che risiede nello Stato: proteggere e
promuovere; non già assorbire la famiglia e l'individuo, o sostituirsi ad essi.
Pertanto, in ordine
all'educazione, è diritto, o per dir meglio, dovere dello Stato proteggere
nelle sue leggi il diritto anteriore — che abbiamo sopra descritto — della
famiglia sull'educazione cristiana della prole: e, per conseguenza, rispettare
il diritto soprannaturale della Chiesa su tale educazione cristiana.
Similmente spetta allo Stato
proteggere il medesimo diritto nella prole, quando venisse a mancare
fisicamente o moralmente l'opera dei genitori, per difetto, incapacità o
indegnità, giacchè, il loro diritto educativo, come sopra dichiarammo, non è
assoluto o dispotico, ma dipendente dalla legge naturale e divina, e perciò
sottoposto all'autorità e giudizio della Chiesa, ed altresì alla vigilanza e
tutela giuridica dello Stato in ordine al bene comune; e inoltre la famiglia
non è società perfetta che abbia in sè tutti i mezzi necessarii al suo
perfezionamento. Nel quale caso, eccezionale, del resto, lo Stato non si
sostituisce già alla famiglia, ma supplisce al difetto e provvede con i mezzi
acconci, sempre in conformità con i diritti naturali della prole e i diritti
soprannaturali della Chiesa.
In generale poi, è diritto e
dovere dello Stato proteggere, secondo le norme della retta ragione e della
Fede, l'educazione morale e religiosa della gioventù, rimovendone le cause
pubbliche ad essa contrarie.
Principalmente appartiene allo
Stato, in ordine al bene comune, promuovere in molti modi la stessa educazione
ed istruzione della gioventù. Dapprima e per sè, favorendo ed aiutando
l'iniziativa e l'opera della Chiesa e delle famiglie, la quale quanto sia
efficace, vien dimostrato dalla storia e dall'esperienza. Di poi, completando
questa opera, dove essa non arriva o non basta, anche per mezzo di scuole ed istituzioni
proprie, perchè lo Stato più di chiunque altro è provveduto dei mezzi, che sono
messi a sua disposizione per le necessità di tutti, ed è giusto che li adoperi
a vantaggio di quelli stessi dai quali essi vengono [32].
Inoltre lo Stato può esigere e
quindi procurare che tutti i cittadini abbiano la necessaria conoscenza dei
loro doveri civili e nazionali, e un certo grado di cultura intellettuale,
morale e fisica, che, attese le condizioni dei nostri tempi, sia veramente
richiesto dal bene comune.
Tuttavia, è chiaro che, in tutti
questi modi di promuovere l'educazione e l'istruzione pubblica e privata, lo
Stato deve rispettare i diritti nativi della Chiesa e della famiglia
sull'educazione cristiana, oltre che osservare la giustizia distributiva.
Pertanto, è ingiusto ed illecito ogni monopolio educativo o scolastico, che
costringa fisicamente o moralmente le famiglie a frequentare le scuole dello
Stato contro gli obblighi della coscienza cristiana, o anche contro le loro
legittime preferenze.
Quale
educazione può riservarsi.
Ciò però non toglie che per la
retta amministrazione della cosa pubblica e per la difesa interna ed esterna
della pace, cose tanto necessarie al bene comune e che richiedono speciali
attitudini e speciale preparazione, lo Stato si riserbi l'istituzione e la
direzione di scuole preparatorie ad alcuni suoi dicasteri e segnatamente alla
milizia, purchè abbia cura di non ledere i diritti della Chiesa e della
famiglia in quello che loro spetta. Non è inutile ripetere qui in particolare
questa avvertenza, perchè ai tempi nostri (in cui va diffondendosi un
nazionalismo quanto esagerato e falso altrettanto nemico di vera pace e
prosperità) si sogliono eccedere i giusti limiti nell'ordinare militarmente
l'educazione cosi detta fisica dei giovani (e talora anche delle giovanette,
contro la natura stessa delle cose umane), spesso ancora invadendo oltre
misura, nel giorno del Signore, il tempo che deve essere dedicato ai doveri
religiosi e al santuario della vita familiare. Non vogliamo, del resto,
biasimare quello che vi può essere di buono nello spirito di disciplina e di
legittimo ardimento in siffatti metodi, ma soltanto ogni eccesso, quale per
esempio, lo spirito di violenza, che non è da scambiare con lo spirito di
fortezza nè con il nobile sentimento del valore militare in difesa della patria
e dell'ordine pubblico; quale ancora l'esaltazione dell'atletismo che della
vera educazione fisica anche per l'età classica pagana segnò la degenerazione e
la decadenza.
In generale poi, non solo per la
gioventù, ma per tutte le età e condizioni, appartiene alla società civile e
allo Stato l'educazione, che può appellarsi, civica, la quale consiste
nell'arte di presentare pubblicamente agli individui associati tali obietti di
cognizione ragionevole, d'immaginazione, di sensazione, che invitino le volontà
all'onesto e ve lo inducano per una morale necessità; sia nella parte positiva
che presenta tali obietti, e sia nella negativa che impedisce i contrari [33]. La quale
educazione civica, talmente ampia e molteplice da comprendere quasi tutta
l'opera dello Stato per il bene comune, come deve essere informata alle norme
della rettitudine, così non può contraddire alla dottrina della Chiesa, che di
queste norme è Maestra divinamente costituita.
Relazioni
tra Chiesa e Stato.
Tutto quello che abbiamo detto
sinora intorno all'opera dello Stato in ordine all'educazione riposa sul
fondamento saldissimo ed immutabile della dottrina cattolica de Civitatum
constitutione christiana, così egregiamente esposta dal Nostro
Predecessore Leone
XIII, segnatamente nelle Encicliche Immortale
Dei e Sapientiae christianae, e cioè: «Dio ha diviso fra due
potestà il governo del genere umano, l'ecclesiastica cioè e la civile, preposta
l'una alle cose divine, l'altra alle umane. Ambedue supreme, ciascuna nel suo
ordine; l'una e l'altra hanno confini determinati che la contengono, segnati
dalla natura propria e dal fine prossimo di ciascuna; di modo che viene a
descriversi come una sfera dentro la quale svolgesi con esclusivo diritto
l'azione di ciascuna. Ma poichè all'una ed all'altra potestà sotto stanno gli
stessi sudditi, potendo accadere che la stessa materia, per quanto sotto
aspetti diversi, spetti alla competenza e al giudizio di ciascuna d'esse, deve
Dio Providentissimo, da cui ambedue promanano, aver segnato con retto ordine a
ciascuna le sue vie. Le potestà che sono, sono da Dio ordinate».
Ora, l'educazione della gioventù
è appunto una di tali cose, che appartengono alla Chiesa e allo Stato, «benchè
in modo diverso», come abbiamo sopra esposto. «Deve dunque — prosegue Leone
XIII — fra le due potestà regnare una ordinata armonia: la quale
coordinazione non a torto viene paragonata a quella per cui l'anima e il corpo
nell'uomo si associano. Quale e quanta essa sia, non si può altrimenti
giudicare se non riflettendo, come dicemmo, alla natura di ciascuna d'esse, con
riguardo alla eccellenza e nobiltà del fine; essendo all'una prossimamente e
propriamente demandato di curare l'utile delle cose mortali, all'altra invece
di procurare i beni celesti e sempiterni. Tutto ciò pertanto che v'ha nelle
cose umane di in qualche modo sacro, tutto ciò che si riferisce alla salute
delle anime e al culto di Dio, sia desso tale per sua natura o tale si
consideri in ragione del fine cui tende, tutto ciò sottostà al potere e alle
disposizioni della Chiesa: il resto, che rimane nell'ordine civile e politico,
è giusto che dipenda dalla civile autorità, avendo Gesù Cristo comandato di
dare a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio» [35].
Chiunque ricusasse di ammettere
questi principi e quindi di applicarli alla educazione, verrebbe
necessariamente a negare, che Cristo ha fondato la sua Chiesa per la salvezza
eterna degli uomini, e a sostenere che la società civile e lo Stato non siano
soggetti a Dio e alla sua legge naturale e divina. Il che è evidentemente
empio, contrario alla sana ragione, e segnatamente in materia di educazione,
estremamente pernicioso alla retta formazione della gioventù e sicuramente
rovinoso per la stessa società civile e il vero benessere dell'umana
convivenza. Ed al contrario, dall'applicazione di questi principi non può non
provenire massimo giovamento alla retta formazione dei cittadini. Il che è
abbondantemente dimostrato dai fatti in tutte le età; onde come Tertulliano,
per i primi tempi del Cristianesimo, nel suo Apologetico, così S.
Agostino, per i suoi, poteva sfidare tutti gli avversari della Chiesa Cattolica
— e noi, ai nostri tempi, possiamo ripetere con lui: — «Ebbene, coloro che
dicono essere la dottrina di Cristo nemica dello Stato, ci diano un esercito
tale come la dottrina di Cristo insegna dover essere i soldati; ci diano tali
sudditi, tali mariti, tali coniugi, tali genitori, tali figli, tali padroni,
tali servi, tali re, tali giudici, infine tali contribuenti ed esattori del
fisco quali comanda d'essere la dottrina cristiana, ed osino poi dirla nociva
allo Stato; o piuttosto non dubitino un istante di proclamarla, ove la si
osservi, la grande salvezza dello Stato» [36].
Necessità
e vantaggi dell'accordo con la Chiesa.
E trattandosi di educazione, cade
qui a proposito far notare come abbia bene espressa questa verità cattolica,
confermata dai fatti, per i tempi più recenti, nel periodo della Rinascenza,
uno scrittore ecclesiastico grandemente benemerito dell'educazione cristiana,
il piissimo e dotto Cardinale Silvio Antoniano, discepolo dell'ammirabile
educatore che fu S. Filippo Neri, e maestro e segretario delle lettere latine
di S. Carlo Borromeo, ad istanza e sotto l'ispirazione del quale scrisse
l'aureo trattato Della Educazione cristiana dei figliuoli, dove egli
così ragiona:
«Quanto maggiormente il governo
temporale coordina se medesimo allo spirituale, e più lo favorisce e lo
promuove, tanto più concorre alla conservazione della repubblica. Perciocchè
mentre il rettore ecclesiastico procura di formare un buon cristiano, con
l'autorità e mezzi spirituali, secondo il fine suo, procura insieme per
conseguenza necessaria di fare un buon cittadino, quale deve essere sotto il
governo politico. Il che avviene, perchè nella Santa Chiesa Cattolica Romana,
città di Dio, una istessa cosa è assolutamente il buon cittadino e l'uomo
dabbene. Laonde grave è l'errore di coloro che disgiungono cose tanto
congiunte, e che pensano poter avere buoni cittadini con altre regole, e per
altre vie di quelle, che contribuiscono a formare il buon cristiano. E dica
pure, e discorra la prudenza umana quanto le piace, che non è possibile che
produca vera pace, nè vera tranquillità temporale tutto quello che ripugna e
che si diparte dalla pace e dall'eterna felicità» [37].
Come lo Stato così anche la scienza, il metodo scientifico, la. ricerca
scientifica, non hanno niente da temere dal pieno e perfetto mandato educativo
della Chiesa. Gli istituti cattolici, a qualunque grado appartengano
dell'insegnamento e della scienza, non hanno bisogno di apologie. Il favore che
godono, le lodi che raccolgono, le produzioni scientifiche che promuovono e
moltiplicano, e più che tutto i soggetti pienamente e squisitamente preparati
che danno alla magistratura, alle professioni, all'insegnamento, alla vita in
tutte le sue esplicazioni, depongono più che sufficientemente in loro favore [38].
I quali fatti, del resto, non sono che una splendida conferma della
dottrina cattolica, definita dal Concilio Vaticano: «La fede e la ragione non
soltanto non possono mai contraddirsi, ma si prestano reciproco aiuto, perchè
la retta ragione dimostra le basi della fede e dalla sua luce illuminata
coltiva la scienza delle cose divine, mentre la fede libera e protegge dagli
errori la ragione e l'arricchisce di svariate cognizioni. Onde è così lontana
la Chiesa dall'opporsi alla coltura delle arti e delle umane discipline, che in
molte maniere l'aiuta e la promuove. Poichè nè ignora nè disprezza i vantaggi che
da esse provengono alla vita dell'umanità; ripete anzi che desse, come vengono
da Dio Signore delle scienze, così, se rettamente trattate, a Dio, con la sua
grazia, conducono. E per
nulla essa vieta che coteste discipline, ciascuna nel suo ambito, usino e di
principi propri e di proprio metodo; ma, riconosciuta questa giusta libertà,
solertemente provvede a che opponendosi per avventura alla dottrina divina non
cadano in errori, ovvero oltrepassando i propri limiti occupino e sconvolgano
il campo della fede» [39].
La quale norma della giusta
libertà scientifica è insieme norma inviolabile della giusta libertà didattica
o libertà d'insegnamento rettamente intesa; e deve essere osservata in
qualsiasi comunicazione dottrinale ad altri, e, con obbligo assai più grave di
giustizia, nell'insegnamento alla gioventù, sia perchè su di questa ogni
maestro, pubblico o privato, non ha diritto educativo assoluto, ma.
partecipato; sia perchè ogni fanciullo o adolescente cristiano ha stretto
diritto all'insegnamento conforme alla dottrina della Chiesa, colonna e
fondamento della verità, e gli recherebbe grave torto chiunque turbasse la sua
fede, abusando della fiducia dei giovani verso i maestri e della loro naturale
inesperienza e disordinata inclinazione ad una libertà assoluta, illusoria,
falsa.
Soggetto
dell'educazione.
Infatti non si deve mai perdere
di vista che il soggetto dell'educazione cristiana è l'uomo tutto quanto,
spirito congiunto al corpo in unità di natura, in tutte le sue facoltà,
naturali e soprannaturali, quale ce lo fanno conoscere e la retta ragione e la
Rivelazione: pertanto l'uomo decaduto dallo stato originario ma redento da
Cristo e redintegrato nella condizione soprannaturale di figlio adottivo di
Dio, benchè non nei privilegi preternaturali della immortalità del corpo e
della integrità o equilibrio delle sue inclinazioni.
Tutto
l'uomo decaduto ma redento.
Restano quindi nella natura umana gli effetti del peccato originale,
particolarmente l'indebolimento della volontà e le tendenze disordinate. «La
stoltezza è legata al cuore del fanciullo e la verga della disciplina la
scoterà di dosso» [40]. Sono dunque da correggere le inclinazioni disordinate, promuovere e
ordinare le buone, sin dalla più tenera infanzia, e soprattutto devesi
illuminare l'intelletto e fortificare la volontà con le verità soprannaturali e
i mezzi della grazia, senza di cui non si può nè dominare le perverse inclinazioni
nè raggiungere la debita perfezione educativa della Chiesa, perfettamente e
compiutamente dotata da Cristo e della dottrina divina e dei Sacramenti, mezzi
efficaci della grazia.
Falsità e
danni del naturalismo pedagogico.
Falso è perciò ogni naturalismo
pedagogico che in qualsiasi modo esclude, o menoma, la formazione
soprannaturale cristiana nell'istituzione della gioventù; ed è erroneo ogni
metodo di educazione che si fonda, in tutto o in parte, sulla negazione o
dimenticanza del peccato originale e della Grazia e quindi sulle sole forze
dell'umana natura. Tali sono generalmente quei sistemi odierni di vario nome,
che si appellano ad una pretesa autonomia e libertà sconfinata del fanciullo, e
che sminuiscono o anche sopprimono l'autorità e l'opera dell'educatore,
attribuendo al fanciullo un primato esclusivo d'iniziativa ed un'attività
indipendente da ogni legge superiore naturale e divina, nell'opera della sua
educazione. Che se, con alcuni di quei termini, si volesse indicare, pur
impropriamente, la necessità della cooperazione attiva, a grado a grado sempre
più consapevole, dell'alunno alla sua educazione; se si intendesse rimuovere da
questa il despotismo e la violenza(quale non è, del resto, la giusta
correzione), si direbbe il vero, ma nulla affatto di nuovo, che non abbia
insegnato la Chiesa ed attuato nella pratica l'educazione cristiana
tradizionale, a somiglianza. del modo tenuto da Dio stesso rispetto alle
creature, che Egli chiama alla cooperazione attiva, secondo la natura propria
di ciascuna, giacchè la sua Sapienza «si estende con potenza da un'estremità
all'altra, e tutto governa con bontà» [41].
Ma, purtroppo, col significato
ovvio dei termini e col fatto stesso, si intende da non pochi sottrarre
l'educazione da ogni dipendenza dalla legge divina. Onde ai nostri giorni si dà
il caso, in verità assai strano, di educatori e filosofi che si affannano alla
ricerca di un codice morale universale dell'educazione, quasi non esistesse nè
il Decalogo, nè la legge Evangelica, e neanche la legge di natura, scolpita da
Dio nel cuore dell'uomo, promulgata dalla retta ragione, codificata, con
rivelazione positiva, da Dio stesso nel Decalogo. E similmente, da tali
novatori si suole denominare, come per disprezzo, «eteronoma», «passiva»,
«superata», l'educazione cristiana perchè si fonda sull'autorità divina e sulla
sua santa legge. Costoro miseramente si illudono nella pretensione di liberare,
come essi dicono, il fanciullo, mentre lo rendono piuttosto schiavo del suo
cieco orgoglio e delle sue disordinate passioni, poichè queste, per conseguenza
logica da quei falsi sistemi, vengono ad essere giustificate quali legittime
esigenze della natura sedicente autonoma. Ma vi ha ancor peggio, nella
pretensione falsa, irriverente e pericolosa, oltre che vana, di voler
sottoporre a ricerche, esperimenti e giudizi di ordine naturale e profano, i
fatti di ordine soprannaturale concernenti l'educazione, come, ad esempio, la
vocazione sacerdotale o religiosa ed in generale le arcane operazioni della
Grazia, la quale, pur elevando le forze naturali, le eccede nondimeno
infinitamente e non può in nessun modo sottostare alle leggi fisiche, poichè
«lo Spirito spira dove vuole» [42].
Educazione
sessuale.
Massimamente pericoloso è poi
quel naturalismo, che, ai nostri tempi, invade il campo dell'educazione in
argomento delicatissimo qual'è quello dell'onestà dei costumi. Assai diffuso è
l'errore di coloro che, con pericolosa pretensione e con brutta parola,
promuovono una così detta educazione sessuale, falsamente stimando di poter
premunire i giovani contro i pericoli del sesso, con mezzi puramente naturali,
quale una temeraria iniziazione ed istruzione preventiva per tutti
indistintamente, e anche pubblicamente, e, peggio ancora, con esporli per tempo
alle occasioni, per assuefarli, come essi dicono, e quasi indurirne l'animo
contro quei pericoli.
Costoro errano gravemente non
volendo riconoscere la nativa fragilità della natura umana e la legge, di cui
parla l'Apostolo, ripugnante alla legge della mente [43], e
misconoscendo anche l'esperienza stessa dei fatti, onde consta che,
segnatamente nei giovani, le colpe contro i buoni costumi non sono tanto
effetto dell'ignoranza intellettuale quanto principalmente dell'inferma volontà,
esposta alle occasioni e non sostenuta dai mezzi della. Grazia.
In questo delicatissimo
argomento, se, attese tutte le circostanze, qualche istruzione individuale si
rende necessaria, a tempo opportuno, da parte di chi ha da Dio la missione
educativa e la grazia di stato, sono da osservare tutte le cautele, notissime
all'educazione cristiana tradizionale, sufficientemente descritte dal citato
Antoniano, là dove dice:
«Tale e tanta è la miseria
nostra, e l'inclinazione al peccato, che spesse volte dalle medesime cose che
si dicono per rimedio dei peccati si prende occasione ed incitamento allo
stesso peccato. Pertanto importa sommamente che il buon padre, mentre ragiona.
col figliuolo di materia così lubrica, stia bene avvertito, e non discenda ai particolari
ed ai vari modi con i quali quest'idra infernale avvelena tanta parte del mondo
acciò non avvenga che invece di estinguere questo fuoco, lo desti o lo accenda
imprudentemente nel petto semplice e tenero del fanciullo. Generalmente
parlando, mentre ancora continua la fanciullezza, basterà usare quei rimedi che
con l'effetto istesso introducono la virtù della castità e chiudono l'ingresso
al vizio» [44].
Coeducazione.
Similmente erroneo e pernicioso
all'educazione cristiana è il così detto metodo della «coeducazione», fondato
anch'esso, per molti, sul naturalismo negatore del peccato originale, oltre
che, per tutti i sostenitori di questo metodo, su una deplorabile confusione di
idee, che scambia la legittima convivenza umana con la promiscuità ed
uguaglianza livellatrice. Il Creatore ha ordinata e disposta la convivenza
perfetta dei due sessi soltanto nell'unità del matrimonio, e a grado a grado
distinta nella famiglia e nella società. Inoltre, non vi ha nella natura
stessa, che li fa diversi nell'organismo, nelle inclinazioni e nelle
attitudini, nessun argomento che vi possa o debba essere promiscuità e molto
meno uguagliamento di formazione dei due sessi. Questi, conforme gli ammirabili
disegni del Creatore, sono destinati a compiersi reciprocamente nella famiglia
e nella società, appunto per la loro diversità, la quale perciò deve essere
mantenuta e favorita nella formazione educativa, con la necessaria distinzione
e corrispondente separazione, proporzionata alle varie età e circostanze. I
quali principi vanno applicati a tempo e a luogo, secondo le norme della prudenza
cristiana, a tutte le scuole, segnatamente nel periodo più delicato e decisivo
della formazione, qual è quello dell'adolescenza; e nelle esercitazioni
ginnastiche e di diporto, con particolare riguardo alla modestia cristiana
nella gioventù femminile, alla quale gravemente disdice ogni esibizione e
pubblicità.
Ricordando le tremende parole del Divino Maestro: «Guai al mondo per
causa degli scandali!» [45]stimoliamo vivamente la vostra sollecitudine e vigilanza, Venerabili
Fratelli, su questi perniciosissimi errori, che troppo largamente vanno
diffondendosi tra il popolo cristiano con immenso danno della gioventù.
Ambiente della
educazione.
Per ottenere una educazione perfetta è di somma importanza vigilare a
che le condizioni di tutto quello che circonda l'educando, durante il periodo
della sua formazione, cioè il complesso di tutte le circostanze, che suole
denominarsi «ambiente», corrisponda bene al fine inteso.
Famiglia cristiana.
Primo ambiente naturale e necessario dell'educazione è la famiglia, a
ciò appunto destinata dal Creatore. Onde, di regola, l'educazione più efficace
e duratura è quella che si riceve in bene ordinata e disciplinata famiglia
cristiana, tanto più efficace, quanto più chiaro e costante vi splende il buon
esempio dei genitori, sopra tutti, e degli altri domestici.
Non è Nostra intenzione voler qui trattare di proposito, anche toccando
i soli punti principali, dell'educazione domestica, tanto ampia è la materia,
sulla quale, del resto, non mancano speciali trattazioni, antiche e moderne, di
autori di sana dottrina cattolica, tra cui appare degno di speciale menzione il
già ricordato aureo trattato dell' Antoniano: Della educazione cristiana dei
figliuoli che San Carlo Borromeo faceva leggere pubblicamente ai genitori
insieme adunati nelle chiese.
Vogliamo però richiamare in modo speciale la vostra attenzione,
Venerabili Fratelli e Figli diletti, sul lagrimevole scadimento odierno
dell'educazione familiare. Agli uffici e alle professioni della vita temporale
e terrena, certo di minore importanza, si premettono lunghi studi ed accurata
preparazione, laddove all'ufficio e dovere fondamentale della educazione dei
figli sono oggi poco o punto preparati molti dei genitori, troppo immersi nelle
cure temporali. Ad indebolire l'influenza dell'ambiente famigliare si aggiunge
oggi il fatto che quasi da per tutto, si tende ad allontanare sempre più dalla
famiglia la fanciullezza sin dai più teneri anni, sotto vari pretesti, siano
economici, dell'industria o del commercio, o siano politici; e vi è paese dove
si strappano i fanciulli dal seno della famiglia, per formarli (o, per più
veramente dire, per deformarli e depravarli), in associazioni e scuole senza
Dio, all'irreligiosità e all'odio, secondo le estreme teorie socialiste,
rinnovandosi una vera e più orrenda strage degli innocenti.
Scongiuriamo pertanto, nelle
viscere di Gesù Cristo, i Pastori delle anime di adoperare ogni mezzo, nelle
istruzioni e nei catechismi, con la voce e con gli scritti divulgati
largamente, per ammonire i genitori cristiani dei loro gravissimi obblighi, e
non tanto teoricamente o genericamente, quanto praticamente e in particolare
dei loro singoli doveri rispetto all'educazione religiosa, morale e civile dei
figli e dei metodi più acconci ad attuarla efficacemente, oltre l'esempio,
della loro vita. A siffatte istruzioni pratiche non disdegnò di scendere
l'Apostolo delle genti, nelle sue epistole, particolarmente in quella agli
Efesi dove, tra le altre cose, ammonisce: «Padri, non provocate ad ira i vostri
figli» [46]; il che non
è tanto effetto dell'eccessiva severità, quanto principalmente dell'impazienza,
dell'ignoranza dei modi più acconci alla fruttuosa correzione, e anche della
ormai troppo comune rilassatezza della disciplina famigliare, onde crescono
negli adolescenti le passioni indomite. Attendano perciò i genitori, e tutti
gli educatori con essi, ad usare rettamente dell'autorità loro data da Dio, di
cui sono in vero senso vicari, non per il proprio comodo, ma per la retta
istituzione dei figli nel santo e filiale «timore di Dio, principio della
sapienza», sul quale soltanto si fonda solidamente il rispetto all'autorità,
senza di cui non può sussistere nè ordine, nè tranquillità, nè benessere alcuno
nella famiglia e nella società.
Chiesa e
sue opere educative.
Alla debolezza delle forze
dell'umana natura decaduta la Divina Bontà ha provveduto con gli abbondanti
aiuti della sua Grazia e dei mezzi molteplici, onde è ricca la Chiesa, la
grande famiglia di Cristo, la quale è perciò l'ambiente educativo più
strettamente ed armoniosamente congiunto con quello della famiglia cristiana.
Il quale ambiente educativo della Chiesa non comprende soltanto i suoi
Sacramenti, mezzi divinamente efficaci della. grazia, e i suoi riti, tutti in
modo meraviglioso educativi, nè solo il recinto materiale del tempio cristiano,
pur esso mirabilmente educativo nel linguaggio della. liturgia e dell'arte, ma
anche la grande copia e varietà. di scuole, associazioni e ogni genere di
istituzioni intese a formare la gioventù alla pietà religiosa insieme con lo
studio delle lettere e delle scienze e con la stessa ricreazione e cultura
fisica. Ed in questa inesauribile fecondità di opere educative, com'è mirabile,
allo stesso tempo che insuperabile, la provvidenza materna della Chiesa,
altrettanto mirabile è l'armonia sopra accennata, che essa sa mantenere con la
famiglia cristiana, tanto da potersi dire con verità, che la Chiesa e la
famiglia costituiscono un solo tempio dell'educazione cristiana.
Scuola.
E poichè è necessario che le novelle generazioni vengano istruite nelle
arti e discipline, onde si avvantaggia e prospera la civile convivenza, ed a
questa opera è, per sè sola, insufficiente la famiglia, cosi nacque
l'istituzione sociale della scuola, dapprima, si ponga ben mente, per
iniziativa della famiglia e della Chiesa, molto tempo innanzi che per opera
dello Stato. Laonde la scuola, considerata anche nelle sue origini storiche, è
di natura sua istituzione sussidiaria e complementare della famiglia e della
Chiesa; e pertanto, per logica necessità morale, deve non soltanto non
contraddire, ma positivamente accordarsi con gli altri due ambienti, nell'unità
morale più perfetta che sia possibile, tanto da poter costituire, insieme con
la famiglia e la Chiesa, un solo santuario, sacro all'educazione cristiana,
sotto pena di fallire allo scopo e di cambiarsi, invece, in opera di
distruzione.
E ciò è stato manifestamente riconosciuto anche da. un laico, tanto
celebrato per i suoi scritti pedagogici (non del tutto encomiabili perchè
infetti di liberalismo), il quale sentenziò: «La scuola, se non è tempio, è
tana»; e inoltre: «Quando l'educazione letteraria, sociale, domestica, religiosa,
non s'accordano insieme, l'uomo è infelice, impotente» [47].
Neutra, laica.
Da ciò appunto consegue, essere contraria ai principi fondamentali
dell'educazione la scuola cosi detta neutra o laica, dalla quale
viene esclusa la religione. Una tale scuola del resto, non è praticamente
possibile, giacchè nel fatto essa diviene irreligiosa. Non occorre ripetere
quanto su questo argomento hanno dichiarato i Nostri Predecessori, segnatamente
Pio IX e Leone XIII, nei cui tempi particolarmente cominciò ad infierire il laicismo nella.
scuola pubblica.
Mista, unica.
Noi rinnoviamo e confermiamo le loro dichiarazioni [48], ed insieme le prescrizioni dei Sacri Canoni, onde la frequenza
delle scuole acattoliche, o neutre, o miste, quelle cioè aperte
indifferentemente ai cattolici e agli acattolici senza distinzione, è vietata
ai fanciulli cattolici, e può essere solo tollerata, unicamente a giudizio
dell'Ordinario, in determinate circostanze di luogo e di tempo e sotto speciali
cautele [49]. E non può neanche ammettersi per i cattolici quella scuola mista
(peggio, se unica a tutti obbligatoria) in cui, pur provvedendosi loro a parte
l'istruzione religiosa, essi ricevono il restante insegnamento da maestri non
cattolici in comune con gli alunni acattolici.
Giacchè, non per il solo fatto che vi si impartisce l'istruzione
religiosa (spesso con troppa parsimonia), una scuola diventa conforme ai
diritti della Chiesa e della famiglia cristiana e degna di essere frequentata
dagli alunni cattolici. A questo effetto è necessario che tutto l'insegnamento
e tutto l'ordinamento della scuola: insegnanti, programmi e libri, in ogni
disciplina, siano governati dallo spirito cristiano sotto la direzione e
vigilanza materna della Chiesa, per modo che la Religione sia veramente
fondamento e coronamento di tutta l'istruzione, in tutti i gradi, non solo
elementare, ma anche media e superiore. «E' necessario — per adoperare le
parole di Leone XIII — che non soltanto in determinate ore si insegni ai giovani la
religione, ma che tutta la restante formazione olezzi di cristiana pietà. Che se ciò manca, se questo alito
sacro non pervade e non riscalda gli animi dei maestri e dei discepoli, ben
poca utilità potrà aversi da qualsiasi dottrina; spesso ne verranno anzi danni
non lievi» [50].
Nè si dica essere impossibile
allo Stato, in una nazione divisa in varie credenze, provvedere alla pubblica
istruzione altrimenti che con la scuola neutra o con la scuola mista, dovendo
lo Stato più ragionevolmente e potendo anche più facilmente provvedere con
lasciare libera e favorire con giusti sussidi l'iniziativa e l'opera della
Chiesa e delle famiglie. E che ciò sia attuabile, con soddisfazione delle
famiglie, e con giovamento dell'istruzione e della pace e tranquillità
pubblica, lo dimostra il fatto di nazioni divise in varie confessioni
religiose, dove l'ordinamento scolastico corrisponde al diritto educativo delle
famiglie, non solo quanto a tutto l'insegnamento — particolarmente con la
scuola interamente cattolica per i cattolici — ma anche quanto alla
giustizia distributiva, con l'aiuto finanziario, da parte dello Stato, alle
singole scuole volute dalle famiglie.
In altri paesi di religione mista
accade altrimenti, con non lieve carico dei cattolici, i quali auspice e guida
l'Episcopato e con l'opera indefessa del Clero secolare e regolare, sostengono
a tutta loro spesa la scuola cattolica per i loro figli, quale è richiesta dal
loro gravissimo obbligo di coscienza, e con generosità. e costanza encomiabile
perseverano nel proposito di assicurare interamente, come essi a maniera di
tessera proclamano «l'educazione cattolica, per tutta la gioventù cattolica,
nelle scuole cattoliche ». Il che, se non viene aiutato dal pubblico erario,
come per sè richiede la giustizia distributiva, non può essere impedito dalla
potestà civile, che ha coscienza dei diritti della famiglia e delle condizioni
indispensabili della legittima libertà.
Dove poi anche questa libertà.
elementare viene impedita o in vari modi attraversata, i cattolici non si
adopereranno mai abbastanza anche a prezzo di grandi sacrifizi, nel sostenere e
difendere le loro scuole, e nel procurare che si sanciscano leggi scolastiche
giuste.
Azione cattolica per la
scuola.
Tutto quanto si fa dai fedeli per promuovere e difendere la per la
scuola. scuola cattolica per i loro figli è opera genuinamente religiosa, e
perciò compito principalissimo dell'«Azione Cattolica»; onde sono
particolarmente care al Nostro cuore paterno e degne di alta lode tutte quelle
associazioni speciali, che in varie nazioni attendono con tanto zelo in opera
così necessaria. Laonde, col procurare la scuola cattolica per i loro figli,
sia proclamato altamente, e sia bene inteso e riconosciuto da tutti, i
Cattolici di qualsiasi nazione al mondo non fanno opera politica di partito, ma
opera religiosa indispensabile alla loro coscienza; e non intendono già di
separare i loro figli dal corpo e dallo spirito nazionale, ma anzi di
educarveli nel modo più perfetto e più conducente alla prosperità della
nazione, poichè il buon cattolico, appunto in virtù della dottrina cattolica, è
per ciò stesso il miglior cittadino, amante della sua patria e lealmente
sottomesso all'autorità civile costituita, in qualsiasi legittima forma di
Governo.
In questa scuola, in armonia con la Chiesa e con la famiglia cristiana,
non avverrà che nei vari insegnamenti si contraddica, con evidente danno
dell'educazione, a quello che gli alunni apprendono nell'istruzione religiosa;
e se sarà necessario far loro conoscere, per scrupolosa coscienza di magistero,
le opere erronee da confutare, ciò verrà fatto con tale preparazione e con tale
antidoto di sana dottrina, che non nocumento, ma giovamento ne abbia la
formazione cristiana della gioventù.
In questa scuola, similmente, lo studio della patria lingua e delle
classiche lettere non sarà mai a scapito della santità dei costumi; giacchè il
maestro cristiano seguirà l'esempio delle api, le quali prendono la parte più
pura dei fiori e lasciano il resto, come insegna San Basilio nel suo discorso
agli adolescenti sulla lettura dei classici [51] . La quale
necessaria cautela — suggerita anche dal pagano Quintiliano [52] — non
impedisce per nulla che il maestro cristiano accolga e metta a profitto quanto
di veramente buono, nelle discipline e nei metodi, portano i tempi nostri,
memore di quel che dice l'Apostolo: «Provate tutto: tenete ciò che è buono» [53] . E perciò,
nell'accogliere il nuovo, egli si guarderà dall'abbandonare corrivamente
l'antico, comprovato buono ed efficace dall'esperienza, di più secoli,
segnatamente nello studio della latinità, che vediamo sempre più decadere ai
nostri giorni, appunto per l'ingiustificato abbandono dei metodi, così
fruttuosamente usati dal sano umanesimo, venuto in gran fiore nelle scuole
della Chiesa particolarmente. Queste nobili tradizioni richiedono che la
gioventù affidata alle scuole cattoliche venga bensì istruita nelle lettere e
nelle scienze pienamente secondo le esigenze dei nostri tempi, ma insieme
solidamente e profondamente, in ispecie nella sana filosofia, lungi dalla
farraginosa superficialità di coloro, che «forse avrebbero trovato il
necessario se non avessero cercato il superfluo» [54] .
Laonde, ogni maestro cristiano deve tener presente quanto dice
Leone XIII in compendiosa sentenza: «... con maggior alacrità bisogna
sforzarsi a che non soltanto si applichi un metodo d'insegnamento adatto e
solido, ma più ancora a che l'insegnamento stesso e nelle lettere e nelle
scienze sia in tutto conforme alla fede cattolica, massime poi nella filosofia,
dalla quale in gran parte dipende il retto indirizzo delle altre scienze» [55] .
Buoni
maestri.
Le buone scuole sono frutto, non
tanto dei buoni ordinamenti, quanto principalmente dei buoni maestri, i quali,
egregiamente preparati ed istruiti, ciascuno nella disciplina che deve
insegnare, e adorni delle qualità intellettuali e morali richieste dal loro
importantissimo ufficio, ardano di amore puro e divino per i giovani loro
affidati, appunto perchè amano Gesù Cristo e la sua Chiesa, di cui quelli sono
figli prediletti, e per ciò stesso hanno sinceramente a cuore il vero bene
delle famiglie e della loro patria. E però, Ci riempie l'animo di consolazione
e di gratitudine verso la Bontà Divina, il vedere come insieme con i religiosi
e le religiose insegnanti, cosi grande numero di tali buoni maestri e maestre —
anche uniti in congregazioni ed associazioni speciali per vie meglio coltivare
il loro spirito, le quali perciò sono da lodare e promuovere come nobilissime e
potenti ausiliari dell' «Azione Cattolica» — lavorano con disinteresse, zelo e
costanza, in quella che S. Gregorio Nazianzeno appella «arte delle arti e
scienza delle scienze» [56] del reggere
e formare la gioventù. E nondimeno, anche per essi vale il detto del Divino
Maestro: «La messe è veramente copiosa, ma gli operai sono pochi» [57] ,
supplichiamo pertanto il Signore della messe che mandi ancor molti di tali
operai dell'educazione cristiana, la cui formazione deve essere sommamente a
cuore dei Pastori delle anime e dei supremi moderatori degli Ordini religiosi.
È altresi necessario dirigere e
vigilare l'educazione dell'adolescente, «molle come cera a piegarsi al vizio» [58] in
qualsiasi altro ambiente egli venga a trovarsi, rimovendo le cattive occasioni
e procurandogli l'opportunità delle buone, nelle ricreazioni e nelle compagnie,
giacchè «i discorsi cattivi corrompono i buoni costumi» [59] .
Se non che, ai nostri tempi, si
fa necessaria più estesa ed accurata vigilanza, quanto più sono cresciute le
occasioni di naufragio morale e religioso per la gioventù inesperta,
segnatamente nei libri empi o licenziosi, molti dei quali diabolicamente
diffusi a vil prezzo, negli spettacoli del «cinematografo», ed ora anche nelle
audizioni «radiofoniche», le quali moltiplicano e facilitano, per così dire,
ogni sorta di letture, come il cinematografo ogni sorta di spettacoli. Questi
potentissimi mezzi di divulgazione, che possono riuscire, se ben governati dai
sani principi, di grande utilità all'istruzione ed educazione, vengono
purtroppo spesso subordinati all'incentivo delle male passioni ed all'avidità
del guadagno. S. Agostino gemeva della passione ond'erano trascinati anche dei
cristiani del suo tempo agli spettacoli del circo, e racconta con vivezza
drammatica il pervertimento, per buona ventura temporaneo, del suo alunno e
amico Alipio [60].
Quanti traviamenti giovanili, a causa degli spettacoli odierni, oltre che delle
malvage letture, non debbono ora piangere i genitori e gli educatori!
Sono perciò da lodare e da
promuovere tutte quelle opere educative, le quali, con ispirito sinceramente
cristiano di zelo per le anime dei giovani, attendono, con appositi libri e
pubblicazioni periodiche, a far noti, segnatamente ai genitori ed agli
educatori, i pericoli morali e religiosi, spesso subdolamente insinuati, nei
libri e negli spettacoli, e si adoperano a diffondere le buone letture e a
promuovere spettacoli veramente educativi, creando anche con grandi sacrifici
dei teatri e cinematografi, nei quali la virtù non solo non abbia nulla da
perdere, ma bensì molto da guadagnare.
Da questa necessaria vigilanza
non segue tuttavia, che la gioventù debba essere segregata dalla società, nella
quale pur deve vivere e salvare l'anima, ma che oggi, più che mai, deve essere
premunita e fortificata cristianamente contro le seduzioni e gli errori del
mondo, il quale, come ammonisce una parola divina, è tutto «concupiscenza della
carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita» [61]; per
maniera che, come diceva Tertulliano dei primi cristiani, siano quali debbono
essere i veri cristiani di tutti i tempi «composseditori del mondo, non
dell'errore» [62].
Nella quale sentenza di
Tertulliano siamo già venuti a toccare quello che Ci siamo proposto di trattare
in ultimo luogo, ma di massima importanza, e cioè la vera sostanza
dell'educazione cristiana, quale si raccoglie dal suo fine proprio, e nella cui
considerazione si fa vieppiù chiara, con meridiana luce, la sovraeminente
missione educativa della Chiesa.
Fine e
forma dell'educazione cristiana.
Fine proprio e immediato
dell'educazione cristiana è cooperare con la grazia divina nel formare il vero
e perfetto cristiano: cioè Cristo stesso nei rigenerati col Battesimo, secondo
la viva espressione dell' Apostolo: «Figliuolini miei, che io nuovamente porto
in seno fino a tanto che sia formato in voi Cristo» [63]. Giacchè il
vero cristiano deve vivere la vita soprannaturale in Cristo: «Cristo che è la
vita vostra» [64] e
manifestarla in tutte le sue operazioni: «affinchè anche la vita di Gesù sia
manifesta nella nostra carne mortale» [65].
Formare
il vero cristiano.
Perciò appunto l'educazione
cristiana comprende tutto l'ambito della vita umana, sensibile e spirituale,
intellettuale e morale, individuale, domestica e sociale, non per menomarla
comecchessia, ma per elevarla, regolarla e perfezionarla secondo gli esempi e
la dottrina di Cristo.
Onde il vero cristiano, frutto
dell'educazione cristiana, è l'uomo soprannaturale, che pensa, giudica ed opera
costantemente e coerentemente, secondo la retta ragione illuminata dalla luce
soprannaturale degli esempi e della dottrina di Cristo: ovvero, per dirla con
il linguaggio ora in uso, il vero e compito uomo di carattere. Giacchè, non
qualsiasi coerenza e tenacia di condotta, secondo principi soggettivi,
costituisce il vero carattere, ma soltanto la costanza nel seguire i principi
eterni della giustizia, come riconosce anche il poeta pagano, quando loda,
inseparabilmente, «L'uomo giusto e ben fermo nel suo proposito» [66]; e, d'altra
parte, non può darsi compiuta giustizia, se non nel dare a Dio quel che si deve
a Dio, come fa il vero cristiano.
Siffatto scopo e termine
dell'educazione cristiana sembra ai profani come un'astrazione, o piuttosto
come inattuabile senza soppressione o menomamento delle facoltà naturali e
senza rinunzia alle opere della vita terrena, quindi alieno dal vivere sociale
e dalla prosperità temporale, contrario ad ogni progresso nelle lettere, nelle
scienze, nelle arti e in ogni altra opera di civiltà. A simile obiezione. mossa
dall'ignoranza e dal pregiudizio dei pagani, anche colti d'un tempo — ripetuta
purtroppo con più frequenza ed insistenza nei tempi moderni — aveva risposto
Tertulliano: «Non siamo estranei alla vita. Ci ricordiamo bene di dover
riconoscenza a Dio Signore Creatore; nessun frutto delle opere sue noi
ripudiamo; soltanto ci moderiamo, per non usarne smodatamente o malamente. E
così non senza il foro, non senza il macello, non senza i bagni, le case, le
botteghe, le stalle, i mercati vostri e tutti gli altri traffici noi abitiamo
in questo mondo. Noi pure con voi navighiamo e militiamo, coltiviamo i campi e
negoziamo, e per ciò ci scambiamo i lavori e mettiamo a vostra disposizione le
opere nostre. Come mai possiamo sembrare inutili ai vostri affari, coi quali e
dei quali viviamo, davvero non vedo» [67].
Che è
anche il più nobile e giovevole cittadino.
Pertanto, il vero cristiano,
nonchè rinunziare alle opere della vita terrena o menomare le sue facoltà
naturali, le svolge anzi e le perfeziona coordinandole alla vita
soprannaturale, per modo da nobilitare la vita stessa naturale e da procurarle
più efficace giovamento, non solo di ordine spirituale ed eterno, ma anche
materiale e temporale.
Ciò è dimostrato da tutta la
storia del Cristianesimo e delle sue istituzioni, che si identifica con la
storia della vera civiltà e del genuino progresso sino ai nostri giorni; e
particolarmente dai Santi, ond'è fecondissima la Chiesa e soltanto essa, i
quali hanno raggiunto, in grado perfettissimo, lo scopo della educazione
cristiana, ed hanno nobilitato e avvantaggiato l'umana convivenza in ogni
genere di beni. Infatti, i Santi sono stati, sono e saranno sempre i più grandi
benefattori dell'umana società, come anche i modelli più perfetti in ogni
classe e professione, in ogni stato e condizione di vita, dal campagnuolo
semplice e rusticano allo scienziato e letterato, dall'umile artigiano al
condottiere di eserciti, dal privato padre di famiglia al monarca reggitore di
popoli e nazioni, dalle semplici fanciulle e donne del recinto domestico alle
regine e imperatrici. E che dire dell'immensa opera, anche a pro del benessere
temporale, dei missionari evangelici, che insieme con la luce della Fede hanno
posto e portano ai popoli barbari i beni della civiltà; degli istitutori di
molteplici opere di carità e di assistenza sociale, e della interminabile
schiera di santi educatori e sante educatrici, che hanno perpetuata e
moltiplicata la loro opera nelle loro feconde istituzioni di educazione
cristiana in aiuto delle famiglie e a beneficio inestimabile delle nazioni?
Gesù, Maestro e Modello di
Educazione.
Questi sono i frutti, benefici in ogni maniera, dell'educazione
cristiana, appunto per la vita e virtù soprannaturale in Cristo, che essa
svolge e forma nell'uomo; giacchè Cristo Signor Nostro, Maestro Divino, è
altresì fonte e datore di tale vita e virtù, ed insieme modello universale ed
accessibile a tutte le condizioni dell'umana progenie, con il suo esempio,
particolarmente alla gioventù, nel periodo della sua vita nascosta, laboriosa,
ubbidiente, adorna di tutte le virtù individuali, domestiche e sociali, innanzi
a Dio e innanzi agli uomini.
Conclusioni.
E tutto il complesso dei tesori
educativi d'infinito valore, che siamo venuti sinora appena in parte
accennando, è talmente proprio della Chiesa, da costituire la sua stessa
sostanza, essendo essa il Corpo mistico di Cristo, la Sposa immacolata di
Cristo, e perciò stesso Madre fecondissima ed Educatrice sovrana e perfetta. E
però il grande e geniale S. Agostino — della cui beata morte siamo per
celebrare la quindicesima centenaria ricorrenza — prorompeva, pieno di santo
affetto per tal Madre, in questi accenti: «O Chiesa Cattolica, verissima Madre
dei Cristiani, tu meritamente predichi non soltanto doversi. onorare purissima-
mente e castissimamente Iddio stesso, conseguire il quale è giocondissima vita,
ma ancora talmente fai tua la dilezione e la carità del prossimo che presso te
trovasi potentemente efficace ogni medicina ai molti mali pei quali, a cagione
dei peccati, soffrono le anime. Tu puerilmente i fanciulli, con fortezza i
giovani, con delicatezza i vecchi, a seconda dei bisogni e del corpo e dello
spirito addestri ed ammaestri. Tu, per, direi quasi, libera servitù i figli
sottometti ai genitori, i genitori con dominio di pietà preponi ai figli. Tu
con vincolo ili religione, più forte e più stretto di quello del sangue, unisci
i fratelli ai fratelli... Tu non soltanto con vincolo di società, ma anche di
una certa fraternità, leghi i cittadini ai cittadini, le genti alle genti, in
una parola tutti gli uomini col ricordo dei primi comuni genitori. Insegni ai
re di ben attendere ai popoli; ammonisci i popoli di ubbidire ai re. Con
solerzia insegni a chi debbasi onore, a chi affetto, a chi rispetto, a chi
timore, a chi conforto, a chi ammonimento, a chi esortazione, a chi la
correzione, a chi il rimprovero, a chi il supplizio; mostrando in qual modo e
non a tutti tutto si debba, a tutti però la carità, a nessuno l'offesa» [68].
Alziamo, o Venerabili Fratelli, i
cuori e le mani supplici al cielo, «al Pastore e Vescovo delle anime nostre » [69], al Re
Divino che dà legge ai governanti» affinchè Egli con la sua virtù onnipotente
faccia sì che questi splendidi frutti dell'educazione cristiana si raccolgano e
si moltiplichino «in tutto il mondo» sempre più a vantaggio degli individui e
delle nazioni.
Auspice di queste grazie celesti,
con paterno affetto, a Voi o Venerabili Fratelli, al Vostro Clero e al vostro
popolo impartiamo l'Apostolica Benedizione.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il
giorno 31 Dicembre 1929, anno ottavo del Nostro Pontificato.
PIUS PP.
XI
*A.A.S., vol. XXI (1929), n. 16, pp. 723-762
[2] II Tim., IV, 2: Insta opportune, importune: argue, obsecra,
increpa in omni patientia et doctrina.
[3] Confess., I,
l: Fecisti nos, Domine, ad Te, et inquietum est cor nostrum donec requiescat
in Te.
[4] Prov., XXII, 6: Adolescens
iuxta viam suam etiam cum senuerit non recedet ab ea.
[5] Hom. 60, in
c. 18 Matth.: Quid maius quam animis moderati, quam adolescentulorum fingere
mores?
[6] MARC., IX, 36: Quisquis
unum ex; huiusmodi pueris receperit in nomine meo, me incipit.
[7] MATTH., XXVIII,
18-20: Data est mihi omnis potestas in caelo et in terra. Euntes ergo docete
omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patria, et Filii, et Spiritus Sancti:
docentes eos servare omnia quaecumque mandavi vobis. Et ecce ego vobiscum sum
omnibus diebus usque ad consummationem saeculi.
[8] Pius IX, Ep. Cum
non sine, 14 Iul. 1864: Columna et firmamentum veritatis a Divino suo
Auctore fuit constituta, ut omnes homines divinam edoceat fidem, eiusque
depositum sibi traditum integrum inviolatumque custodiat, ac homines eorumque
consortia et actiones ad morum honestatem vitaeque integritatem, iuxta
revelatae doctrinae normam, dirigat et fingat.
[9] De Symbolo ad
catech., XIII: Non habebit Deum patrem, qui Ecclesiam noluerit habere
matrem.
[10] Enc. Libertas,
20 Iun. 1888: In fide atque in institutione morum, divini magisterii
Ecclesiam fecit Deus ipse participem, eamdemque divino eius beneficio falli
nesciam: quare magistra mortalium est mamma ac tutissima, in eaque inest non
violabile ius ad magisterii libertatem.
[11] Ep. enc. Singulari
quadam, 24 Sept. 1912: Quidquid homo christianus agat, etiam in ordine
rerum terrenarum, non ei licet bona negligere quae sunt supra naturam, immo
oportet ad summum bonum, tamquam ad ultimum finem, ex christianae sapientiae
praescriptis omnia dirigat: omnes autem actiones eius, quatenus bonae aut malae
sunt in genere morum, id est cum iure naturali et divino congruunt aut
discrepant, iudicio et iurisdictioni Ecclesiae subsunt.
[12] A. MANZONI, Osservazioni
sulla Morale Cattolica, c. III.
[13] Codex Iuria
Canonici, c. 1375.
[14] Commentar. in
Matth., cap. 18: Quo mundo tam periculosum quam non recepisse Christum?
[16] Ep. enc. Nobilissima
Gallorum Gens, 8 Febr.
1884: male sana omnis futura est animorum cultura: insueti ad verecundiam
Dei adolesoentes nullam ferre poterunt honeste vivendi disciplinam, suisque
cupiditatibus nihil unquam negare ausi, facile ad miscendas civitates
pertrahentur.
[17] MATTH., XXVIII,
19: Docete omnes gentes.
[18] Discorso
agli alunni del Collegio di Mondragone, 14 Maggio 1929.
[19] Deut.,
XXXII, 4: Dei perfecta sunt opera, et omnes viae eius iudicia.
[20] Suppl. S. TH., 2-2, Q. CII, a. 1: Carnalis pater particulariter
participat rationem principii, quae universaliter invenitur in Deo... Pater est
principium et generationis et educationis et disciplinae, et omnium quae ad
perfectionem humanae vitae pertinent.
[21] S. TH., 2-2, Q. X, a. 12: Filius enim naturaliter est aliquid
patris...; ita de iure naturali est quod filius, antequam habeat usum rationis,
sit sub cura patris. Unde contro, sustitiarn naturalem esset, si puer, antequam habeat usum
rationis, a cura parentum subtrahatur, vel de eo aliquid ordinetur invitis
parentibus.
[22] Suppl. S. TH. 3. p. Q. 41, a. 1: Non enim intendit natura solum
generationem prolis, sed etiam traductionem et promotionum usque ad perfectum
statum hominia in quantum homo est, qui est virtutis status.
[23] Cod. I. C., c.
1113: Parentes gravissima obligatione tenentur prolia educationem tum
religiosam et moralem, tum physicam et civilem pro viribus curandi, et etiam
temporali eorum bono providendi.
[24] Enc. Rerum
novarum, 15 Mali 1891: Filii sunt aliquid patria, et velut paternae
amplificatio quaedam personae, proprieque loqui si volumus, non ipsi per se,
sed per communitatem domesticam, in qua generati sunt, civilem ineunt ac
participant societatem.
[25] Enc. Rerum
novarum, 15 Maii 1891: Patria potestas est eiusmodi, ut nec
extingui, neque absorberi a republica possit, quia idem et commune habet cum
ipsa hominum vita principium.
[26] Enc.Sapientiae
christianae, 10 Ian. 1890: Natura parentes habent ius suum instituendi,
quos procrearint, hoc adiuncto officio, ut cum fine, cuius gratia sobolem Dei beneficio
susceperunt, ipsa educatio conveniat et doctrina puerilis. Igitur parentibus
est necessarium eniti et contendere, ut omnem in hoc genere propulsent
iniuriam, omninoque pervincant ut sua in potestate sii educere liberos, uti par
est, more christiano, maximeque prohibere scholis iis, a quibus pericutum est
ne malum venenum imbibant impietatis.
[28] «The fundamental theory of liberty upon which all governements in this
union repose excludes any general power of the State to standardize its
children by forcing them to accept instruction from public teachers only. The
child is not the mere creature of the State; those who nurture him and direct
his destiny have the right coupled with the high duty, to recognize, and
prepare him for additional duties». U. S. Supreme Court Decision in the Oregon
School Cases, June l, 1925.
[33] P. L. TAPARELLI, Saggio teor. di Diritto Naturale, n. 922;
opera non mai abbastanza lodata e raccomandata allo studio dei giovani
universitari (Cfr. discorso Nostro del 18 Dic. 1927).
[34] Enc. Immortale
Dei, l Nov. 1885: Deus humani generis procurationem inter duas
potestates partitus est, scilicet ecclesiasticam et civilem, alteram quidem
divinis, alteram humanis rebus praepositam. Utraque est in suo genere maxima:
habet utraque certos, quibus contineatur terminos, eosque sua cuiusque natura
caussaque proxime definitos; unde aliquis velut orbis circumscribitur, in quo
sua cuiusque actio iure proprio versetur. Sed quia utriusque imperium est in
eosdem, cum usuvenire possit, ut res una atque eadem quamquam aliter atque
aliter, sed tamen eadem res, ad utrimque im iudiciumque pertineat, debet
providentissimm Dem, a quo sunt ambae constitutae, utrimque itinera recte atque
ordine composuisse. Quae autem sunt, a Deo ordinatae sunt (Rom.,
XIII, l).
[35] Enc. Immortale
Dei, l Nov. 1885: Itaque inter utramque potestatem quaedam
intercedat necesse est ordinata colligatio: quae quidem coniunctioni non
immerito comparatur, per quam anima et corpus in homine copulantur. Qualis
autem et quanta ea sit, aliter iudicari non potest, nisi respiciendo, uti
diximus, ad utriusque naturam, habendaque ratione excellentiae et nobilitatis
caussarum; cum alteri proxime maximeque propositum sit rerum mortalium curare
commoda, alteri caelestia ac sempiterna bona comparare. Quidquid iaitur est in
rebus humanis quoquo modo sacrum, quidquid ad salutem animorum cultumve Dei
pertinet, sive tale illud sit natura sua, sive rursus tale intelligatur propter
caussam ad quam refertur, id est omne in potestate arbitrioque Ecclesiae:
cetera vero, quae civile et politicum genus complectitur, rectum est civili
auctoritati esse subiecta, cum Iesus Christus iusserit, quae Caesaris sint,
reddi Caesari, quae Dei, Deo.
[36] Ep. 138: Proinde
qui doctrinam Christi adversam dicunt esse reipublicae, dent exercitum talem,
quales doctrina Christi esse milites iussit; dent tales provinciales, tales
maritos, tales coniuges, tales parentes, tates filios, tates dominos, tales
servos, tales reges, tales iudices, tales denique debitorum ipsius fisci
redditores et exactores, quales esse praecipit doctrina christiana, et audeant
eam dicere adversam esse reipublicae; imo vero non dubitent eam confiteri
magnam, si obtemperetur, salutem esse reipublicae.
[39] Conc. Vat., Sess.
3, cap. 4: Neque solum fides et ratio inter se dissidere nunquam possunt,
sed opem quoque sibi mutuam ferunt, cum recta ratio fidei fundamenta demonstret
eiusque lumine illustrata rerum divinarum scientiam excolat, fides vero
rationem ab erroribus liberet ac tueatur eamque multiplici cognitione instruat.
Quapropter tantum abest, ut Ecclesia humanarum artium et disciplinarum culturae
obsistat, ut hanc multis modis iuvet atque promoveat. Non enim commoda ab iis
ad hominum vitam dimanantia aut ignorat aut despicit; fatetur immo, eas,
quemadmodum a Deo scientiarum Domino profectae sunt, ita, si rite
pertractentur, ad Deum iuvante eius gratia perducere. Nec sane ipsa vetat, ne
huiusmodi disciplinae in suo quaeque ambitu propriis utantur principiis et
propria methodo; sed iustam hanc libertatem agnoscens, id: sedulo cavet, ne
divinae doctrinae repugnando errores in se suscipiant, aut fines proprios
transgressae ea, quae sunt fidei, occupent et perturbent.
[40] Prov., XXII,
15: Stultitia colligata est in corde pueri: et virga disciplinae fugaiit
eam.
[41] Sap.,
VIII, l: attingit a fine usque ad finem fortiter, et disponit omnia
suaviter.
[43] Rom., VII,
23.
[44] SILVIO ANTONIANO,
Dell'educazione cristiana dei figliuoli, lib. II, c. 88.
[45] MATTH., XVIII, 7:
Vae mundo a scandalis!
[46] Eph. VI,
4: Patres, nolite ad iracundiam provocare filios vestros.
[47] NIC. TOMMASEO,
Pensieri sull'educazione, Parte I, 3, 6.
[48] Pius IX, ep. Quum non sine, 14 Iul. 1864. — Syllabus, Prop. 48.
— Leo XIII, alloc. Summi Pontificatus, 20 Aug. 1880, Ep. enc. Nobilissima, 8 Febr. 1884, Ep. enc. Quod multum, 22 Aug. 1886, Ep. Officio sanctissimo, 22 Dec. 1887, Ep. enc. Caritatis, 19 Mart. 1894, etc. (vedi
Cod.I. C. cum Fontium Annot., e. 1374).
[50] Ep. enc.
Militantis Ecclesiae, 1 Aug. 1897: Necesse est non modo certis horis
doceri iuvenes religionem, sed reliquam institutionem omnem christianae
pietatis sensus redolere. Id si desit, si sacer hic halitus non doctorum animos
ac discentium pervadat foveatque, exiguae capientur ex qualibet doctrina
utilitates; damna saepe consequentur haud exigua.
[55] Leo XIII, Ep. enc. Inscrutabili,
21 Apr. 1878: ... alacrius adnitendum est, ut non solum apta ac solida
institutionis methodus, sed maxime imtitutio ipsa catholicae fidei omnino
conformis in litteris et disciplinis vigeat, praesertim autem in philosophia,
ex qua recta aliarum scientiarum ratio magna ex parte dependet.
[56] Oratio II, P.
G., t. 35, 426: ars artium et scientia scientiarum.
[57] MATTH., IX, 37: Messia
quidem multa, operarii autem pauci.
[59] Cor., XV.
33: corrumpunt mores bonos colloquia mala.
[60] Conf., VI,
8.
[61] I Io., II,
16: concupiscentia carnis, concupiscentia oculorum et superbia vitae.
[62] De Idololatria,
14: compossessores mundi, non erroris.
[63] Gal., IV,
19: Filioli mei, quos iterum parturio, dunec formetur Christus in vobis.
[64] Col., III,
4: Christus, vita vestra.
[65] II Cor.,
IV, 11: ut et vita Iesu manifestetur in carne nostra mortali.
[66] HORAT., Od. l.
III, od. 3, v. 1: Iustum et tenacem propositi virum.
[67] Apol., 42:
Non sumus exules vitae. Meminimus gratiam nos debere Deo Domini Creatori;
nullum fructum operum eius repudiamus; plane temperamus, ne ultra modum aut
perperam utamur. ltaque non sine foro, non sine macello, non sine balneis,
tabernis, offìcinis stabulis, nundinis vestris, caeterisque commerciis
cohabitamus in hoc saeculo. Navigamus et nos vobiscum et militamus, et
rusticamur, et mercamur, proinde miscemus artes, operas nostras publicamus usui
vestro. Quomodo infructuosi videannur negotiis vestris, eum quibus et de quibus
vivimus, non scio.
[68] De moribus
Ecclesiae catholicae, lib. I, c. 30: Merito. Ecclesia catholica. Mater
christianorum verissima, non solum ipsum Deum, cuius adeptio vita est
beatissima, purissime atque castissime colendum praedicas; sed etiam proximi
dilectionem atque charitatem ita complecteris, ut variorum morborum, quibus pro
peccatis suis animae aegrotant, omnis apud te medicina praepolleat. Tu
pueriliter pueros, fortiter iuvenos, quiete senes prout cuiusque non corporis
tantum, sed et animi aetas est, exerces ac doces. Tu parentibus filios libera
quadam servitute subiungis, parentes filiis pia dominatione praeponis. Tu
fratribus fratres religionis vinculo firmiore atque arctiore quam sanguinis
nectis... Tu cives civibus, gentes gentibus, et prorsus homines primorum
parentem recordatione, non societate tantum, sed quadam etiam fraternitate
coniungis. Doces Reges prospicere populis; mones populos se subdere Regibus.
Quibus honor debeatur, quibus affectus, quibus reverentia, quibus timor, quibus
consolatio, quibus admonitio, quibus cohortatio, quibus disciplina, quibus
obiurgatio, quibus supplicium, sedulo doces; ostendens quemadmodum et non
omnibus omnia, et omnibus charitas, et nulli debeatur iniuria.
[69] Cfr. I Petr.,
II, 25: ad Pastorem et Episcopum animarum vestrarum.
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